Il "giallo" di inizio estate, della cessione in affitto di un non identificato faro dell'Elba, con ipotesi diverse formulate, a partire dalla più strampalata (quella del faro di Forte Stella) fino alla più recente di Palmaiola, si è risolto in sede di conferenza stampa che il Governo ha tenuto nella mattinata di mercoledì presso la sede dell'Associazione Stampa Estera a Roma: i fari destinati al cinquantennale affitto ai privati sono 9 (e non 10 come si era affermato in un primo momento) e nessuna delle strutture ha sede nel territorio dei comuni elbani.
Vero è però che se non c'entra l'Elba due dei fari destinati a diventare "lussuosi resort" sono situati all'Isola del Giglio e qui casca (di nuovo) l'asino, stavolta ufficialmente.
Sì, perché se una delle due strutture gigliesi "affittande", quella di Punta del Fenaio, è collocata fuori dei confini del Parco Nazionale, l'altra "Capel Rosso" ne è al pieno interno, ed in Zona B (oltre che ZPS-SIC), cioè si tratta di un'area ad alta protezione nella quale non è consentita - ad esempio - la realizzazione di nuove strade (torna alla memoria la vicenda della "impossibile" strada della Cala di Marciana Marina) o il cambio di destinazione d'uso degli immobili, men che mai il loro ampliamento.
A questo punto viene da domandarsi che razza di pasticcione abbia partorito questo provvedimento. E in più, lasciateci un po' di margine di malignità, ci sorge il sospetto che i fari destinati a far cassa in origine fossero davvero 10, e che "all'ultimo tuffo", sia stato cassato dall'elenco quello - palesemente impraticabile - di Palmaiola, pur restandovi inserito (almeno) uno gravato da vincoli come Capel Rosso.
Certamente tra i ministeri romani c'è gente che non si parla e gente che non sa di cosa parla. Ed è probabile che tutta la strombazzatissima operazione (che nella migliore delle ipotesi porterebbe "quattro bucce" al pubblico erario ) si risolva in un altro capitolo della politica dell'apparire, dell'annuncio (e della cortina fumogena) governativa.