Dopo una giornata serrata dal punto di vista delle indagini, dopo perquisizioni ed interrogatori, i sospetti sembrano ricadere su un detenuto di nazionalità straniera, su cui gli inquirenti avrebbero rinvenuto tracce di sangue.
Ritrovata anche l’arma del delitto: Alberico Somma, il quarantasettenne detenuto nel carcere di Porto Azzurro è stato sgozzato con un taglierino artigianale, con un manico in plastica e una lama di circa 4 centimetri. Il rudimentale attrezzo è stato ritrovato all'interno di un bidone dell'immondizia poco distante dalla cella.
Ora gli inquirenti attendono i rilievi scientifici che potrebbero inchiodare il killer. Sul coltellino vi sarebbero molte impronte digitali e gli investigatori credono che vi siano anche quelle dell'assassino.
Tra gli elementi da chiarire c' è la dinamica dei fatti: la cella di Somma è stata trovata in ordine e quasi senza la presenza di sangue. Resta da capire se chi lo ha colpito lo ha fatto in modo tale da procurargli una morte immediata senza un' eccessiva perdita ematica o se, invece, abbia avuto anche il tempo di ripulire la stanza.
Intanto nella giornata di mercoledì la salma è stata trasferita a Pisa, probabilmente presso il centro medico carcerario, dove verrà effettuata l’autopsia, che potrà chiarire molti dei restanti dubbi.
Una storia di vite spezzate
Il Somma era considerato un detenuto tranquillo, in passato non aveva mai avuto problemi con gli altri compagni. Chi lo conosceva lo descrive un po’ svagato, solitario, introverso.
La sua è una storia terribile, che dal punto di vista umano lascia increduli, ma anche privi della capacità di giudicare i tormenti più profondi della mente.
Nel 1995, accecato di gelosia, uccide a fucilate la moglie di 34 anni ed il figlioletto di 11, poi tenta il suicidio sparandosi in bocca. Si salva la figlia quattordicenne perché quella sera si trovava a dormire a casa di un’amica. Alberico Somma, scampato incredibilmente al suicidio, è condannato a 26 anni di carcere. Per lui l’alcol diventa un rifugio alla condanna di vivere.
I volontari del carcere: in estate i detenuti sono sempre più soli
La professoressa Licia Baldi, presidente dal 1996 dell’associazione di volontariato “Dialogo”, sottolinea come soprattutto nella stagione estiva si esasperino le situazioni di disagio all'interno del carcere: “Certi episodi sono legati all'insondabile natura dell’animo umano, ma abbiamo avuto modo di constatare come il senso di abbandono del detenuto aumenti durante l’estate. Anche a causa della carenza di personale, le attività culturali e ricreative languono, la scuola è chiusa, e si fa maggiore il senso di solitudine. E’ più facile che in queste condizioni ci siano esplosioni di violenza, contro gli altri ma anche contro se stessi, e che cresca la tendenza al consumo di alcol.
Pensiamo - continua la Presidente del “Dialogo” - che all’interno del carcere siano in molti ad eccedere nell’uso di bevande alcoliche, probabilmente associate anche all’assunzione di psicofarmaci. Questa può diventare una mistura esplosiva che può sfociare in gravissimi episodi, come il tentativo di suicidio di alcuni giorni fa e la morte di Alberico Somma. Crediamo però – conclude Licia Baldi - che la presenza sempre più attenta degli operatori e dei volontari possa attenuare tutto questo disagio e le gravi conseguenze che possono derivarne.”
L'educatore Domenico Zottola: l'alcolismo esiste, difficile curarlo
“A differenza della tossicodipendenza - spiega Domenico Zottola, responsabile dell’area educativa del carcere di Porto Azzurro - dove la persona riconosce il suo stato, l’alcolismo è più difficile da trattare perché spesso c’è il rifiuto ad ammettere l’abuso”.
Pur riconoscendo alcune difficoltà, Zottola non drammatizza: “Comunque il problema dell’alcolismo in carcere non è così accentuato, rispecchia la percentuale di incidenza come nella società esterna.”
Dopo il grave episodio di sangue il timore è che il carcere di Porto Azzurro, che finora si è distinto per una certa apertura verso l’esterno, per le opportunità di lavoro qualificato e per i percorsi scolastici, possa subire un giro di vite. Ma Domenico Zottola rassicura anche su questo fronte: “Quello che è accaduto è un fatto episodico in un contesto carcerario integro, non penso che, tranne ad un normale rallentamento in questi giorni, ci sia la volontà di modificare il percorso.”
Elena Maestrini