Era diventato l’incubo degli abitanti di Via Maciarello del Comune di Marciana soprattutto per la sua costanza nel ripetere i lanci di chiodi creati ad arte per forare gli pneumatici di tutte le autovetture che transitavano su quel tratto di strada. Ma le vittime non si erano annoverate soltanto fra gli abitanti della citata via ma erano rimasti coinvolti in forature di pneumatici anche dei mezzi dell’Amministrazione Comunale (Scuolabus) della A.S.L. Toscana (Guardia medica) ed aziende partecipate che svolgono servizi di pubblica necessità (raccolta rifiuti e sistemazione acquedotto). Alternando periodi di inattività con altri di massima frequenza, era riuscito a gettare sul manto stradale e sui sentieri adiacenti e percorribili con mezzi di trasporto circa un migliaio di chiodi, in precedenza uncinati, riuscendo così ad attuare un piano criminale che rasenta la follia. L’allarme era già scattato da diverso tempo ed a nulla erano valsi i servizi di osservazione e controllo messi in atto dai Carabinieri della Stazione di Marciana Marina sino a qualche giorno addietro quando gli stessi militari sono riusciti a cogliere in flagranza di reato P.S. 59enne residente a Marciana, proprio in fondo alla stessa via, già noto alle Forze dell’Ordine per altre fattispecie di reato. L’uomo, a bordo del suo ciclomotore, nel rientrare a casa propria, lanciava in corsa alcuni chiodi uncinati sul manto stradale senza accorgersi della presenza, opportunamente occultata, dei militari. Fermato e controllato dopo pochi metri da altri carabinieri, veniva sorpreso in possesso, nella tasca della giacca, di altri chiodi perfettamente uguali a quelli lanciati sull’asfalto poco prima. Lo stupore degli uomini dell’Arma comunque si è manifestato non tanto nel diniego delle proprie responsabilità da parte dell’uomo nonostante la flagranza di reato quanto nelle assurde giustificazioni fornite dallo stesso che ha tentato di “arrampicarsi sugli specchi” nell’estremo tentativo di salvarsi da un’accusa pesante da cui dovrà difendersi presso il Tribunale di Livorno per i reati di danneggiamento aggravato e reiterato, interruzione di un servizio pubblico e di pubblica necessità ed attentato alla sicurezza dei trasporti con pene che possono raggiungere, complessivamente, i nove anni di reclusione oltre ai risarcimenti a tutte le vittime che si costituiranno parte civile.