Inutile girarci intorno: una spiaggia "inabilitata" a compiere il proprio lavoro (cioè ospitare bagnanti) quando la stagione turistica sta per entrare nel vivo segna da una parte l'indispobilità almeno temporanea di una risorsa, dall'altra almeno una scalfittura d'immagine.
Il provvedimento - doveroso - della Capitaneria di Porto del capoluogo elbano che completa l'interdizione comunale - fino a sicurezza ristabilita - della Spiaggia della Sorgente, vietando "la balneazione, la pesca da terra e qualsiasi attività subacquea e di superficie" in una fascia di 50 metri dal punto della costa ove si è verificato il crollo dei massi, sancisce la pericolosità oggettiva della situazione e la fragilità dei versanti costieri che (come avemmo a scrivere nell'immediatezza di un evento che solo per caso non ha avuto un tragico epilogo) non è relativa a sporadici punti ma affligge buona parte dello sviluppo costiero ferajese.
Indipendentemente dagli interventi di urgenza annunciati dall'Amministrazione Comunale con i quali si andranno a rimuovere pericoli di crolli evidenti ed immediati occorre far capire ai cittadini utenti dei litorali che sostare ai piedi delle scarpate o delle pareti verticali che cingono chilometri di spiagge è comunque pericoloso, e probabilmente non sarebbe un'idea peregrina quella guarnire di una apposita segnaletica di attenzione e pericolo tutte le aree a rischio non solo dichiarato ma anche morfologicamente potenziale.
Ma il punto è anche un'altro, perché i crolli sono un fenomeno naturale, ineluttabile, e perfino auspicabile, perché è dal materiale dei crolli che sono nate e sono alimentate le spiagge, basti pensare a Sottobomba che fino a qualche anno fa (prima della grande frana che vi si è abbattuta) era un'esigua striscia di sassi. Il punto è che anche gli interventi umani a monte caricando del peso di manufatti un suolo apparentemente massiccio ma in realtà estremamente friabile, sbancando, devegetando, modificando il deflusso delle acque pluviali fungono da acceleratore di questo processo.
Occorre cambiare la filosofia di gestione della costa: è inutile e dannoso incentivare il flusso veicolare (su un sistema viario peraltro vetusto stretto ed intasato) creando nuovi grandi parcheggi sulle scogliere o in loro prossimità. Al contrario un'amministrazione che amministrasse dovrebbe rispondere alla domanda di spiaggia con un efficiente sistema di trasporti collettivi. E' puramente idiota, in un ambito insulare fragile come il nostro, incoraggiare gli spostamenti di 80 chili di uomo muovendo i quintali e quintali della sua auto.
Prima o poi bisognerà imparare a governarlo questo territorio e non a farci governare da interessi economici dell'immediato, dal sacro fare cassa, perché alla natura non si mettono le brache.