No, non è la stupida vicenda di un tizio qualunque che si mette a tirare sassi a caso e colpisce una donna di passaggio quello che è accaduto mercoledì 3 agosto nel comune di Capoliveri.
Forse non è un caso che sia capitato nella spiaggetta incassata tra la scogliera e gli alti e severi bastioni di Focardo, un francobollo di rena grigia dove va a prendere il sole di abitudine chi non ama la confusione agostana; non è un caso che si sia appollaiato contro la scogliera, vestito, all'ombra, fissando l'unica persona sulla spiaggia, una ragazza dei lunghi capelli corvini.
Non è un caso che se ne sia andato alla comparsa di altri ragazzoni, tre turisti vocianti che si sono impossessati del silenzio, festosamente chiassosi.
Non è certo per caso che abbia incrociato la ragazza che risaliva sulla strada bianca carrabile verso il parcheggio deserto, urtandola come fosse in un vicolo e che subito dopo le abbia sferrato un colpo alla testa con una pietra, prima da dietro poi, al voltarsi repentino della ragazza, l'abbia colpita di nuovo sulla fronte, non aiutato, per fortuna, dal fondo sconnesso della strada che lo ha fatto scivolare e perdere il grosso sasso che impugnava.
Non è certo per caso che si sia gettato sulla ragazza a terra, tenendola ferma mentre frugava alla ricerca di un' altra pietra con cui colpirla ancora, per tre, quattro, cinque volte , mentre lei gridava aiuto e tentava di difendersi come poteva. Poi i colpi sempre più fiacchi, quasi ad aver perso adrenalina o energia o forse il timore del sopraggiungere di qualcuno e una richiesta, a bassa voce con timbro stridulo " Se stai zitta ti lascio libera" ripetuta più e più volte. Alle rassicurazioni della ragazza l'uomo si rialzava e incamminandosi a passo tranquillo verso il sentiero che porta alla spiaggia di Naregno, si voltava per salutarla con un " ciao". La ragazza , stordita e sanguinante, schizzava in macchina e fuggiva via, sul biancore della strada rimanevano alcuni effetti personali e larghe chiazze di sangue sulle pietre ferrose. Un film dell'orrore, sotto il sole d'agosto e tra i profumi della macchia del Parco, uno dei luoghi deputati alle passeggiate del versante orientale d'isola, ma deserto in quei lunghi cinque minuti, come una maledizione.
Ed è la ragazza - che chiameremo Mira - ancora profondamente scossa, con evidenti ferite sulla fronte e una discreta quantità di punti in testa, ma lucidissima, che ci racconta i particolari di quel mercoledì tremendo.
"Non lo avevo mai visto, eppure vado ogni giorno alla spiaggetta durante la pausa lavoro, tra le 14.00 e le 15.00 ; anche quel giorno era lo stesso orario; confesso che mi ha disturbato vederlo arrivare mentre ero sola perchè mi piace la tranquillità e mi hanno colpito abbigliamento e atteggiamento. Era vestito e non aveva nulla per la spiaggia; altezza e corporatura medie, con una rada barbetta, indossava una Tshirt grigio scuro e bermuda neri/ blu, scarpe da ginnastica, cappellino con visiera e occhiali da vista con montatura metallica; camminava incurvato in avanti, con le braccia penzoloni e in una mano aveva una bottiglia d'acqua grande, da tavola. Mi ha profondamente stupito il colore della pelle, bianchissima, come di persona che vive sempre al chiuso.
Quando l'ho incontrato mentre salivo per andare al parcheggio mezz'ora dopo - prosegue Mira - mi ha messo in allarme il fatto che lui, scendendo, venisse verso di me nonostante la larghezza della strada; infatti mi ha urtata ed è per questo che mi sono voltata a guardarlo, trovandomi il suo braccio alto sopra di me con una pietra in mano.
Sono convinta che volesse colpirmi subito in faccia ma nel punto in cui ci siamo incrociati la strada è particolarmente sconnessa e lui, in discesa, ha avuto una piccola perdita di equilibrio per cui ha sferrato il colpo con ritardo e mi ha presa da dietro, sulla nuca."
"Penso che mi abbia adocchiata in quanto sola - continua Mira - e posso dirti che quando l'ho incontrato di nuovo sulla strada ho provato un senso di preoccupazione immediata, essere stata abbastanza vigile credo mi abbia salvato la vita"
"Cosa vorrei ora? Trovare un sistema perchè queste sensazioni orribili che ho da mercoledì scorso, passino in fretta fino a dimenticare tutto. Non sono le ferite del corpo il problema".
Sappiamo che il Commissariato di P.S. di Portoferraio sta facendo indagini per questo che si configura come un tentato omicidio, anzi un femminicidio, l'ennesimo in questo mondo ammalato. L'importante ora è che questo sciagurato venga identificato, arrestato, curato ma soprattutto che venga fermato, il più presto possibile.
Giovanna Neri