Cari amici (perdonatemi il tono confidenziale ma dopo tanti anni di frequentazione dell’Isola mi considero quasi uno di voi), ho pensato di mettere nero su bianco alcune considerazioni sullo sviluppo dell’Elba dopo aver letto sul corriere dell’Elba (e se ricordo bene anche su Elbareport) un intervento di un amministratore a proposito di aeroporto e di sviluppo delle spiagge in concessione. Leggo spesso Elbareport e più volte ho avuto l’istinto si scrivervi entrando in dibattiti che, visti da fuori, appaiono talvolta “lunari”.
Non l’ho mai fatto, fra pigrizia e timidezza, ma ora mi sembra il momento.
Frequento l’Elba, soprattutto la zona di Capoliveri ma non solo, da quando sono bambino e l’ho vista cambiare, crescere, aggrovigliarsi, migliorare e peggiorare. Ora vorrei poter dare un contributo, fatene poi ciò che volete, con gli occhi di chi all’Elba viene in vacanza, magari fuori stagione (mi piace molto) ma sempre in vacanza. Infatti ho la sensazione che spesso i dibatti, le scelte, le decisioni siano basate su una visione esclusivamente “interna” che considera i turisti per quello che danno più che per quello che provano venendo all’Elba. Sono consapevole dell’orgoglio e della convinzione di chi ha responsabilità amministrative e conosco il detto “nessun foresto governerà mai Capoliveri” (che potrebbe essere riprodotto per tutti i paesi), ma credo che il confronto con lo sguardo di un esterno farebbe bene a tutti i Comuni dell’Elba.
Sono rientrato da poco da un periodo di vacanza e la prima cosa che mi viene da dire è che, in alcuni periodi, l’Elba è ormai al limite della sua capienza per poter proporre una vacanza di qualità, anzi forse è già oltre.
Nonostante questo continuo a sentir parlare di come aumentare i turisti (maggior numero di corse dei traghetti, aeroporto, attracchi per grandi navi da crociera, nuovi porti…) e vedo mettere in atto azioni che dovrebbero far crescere le presenze in un’Isola che, proprio perché isola e per la sua specifica configurazione, ha risorse limitate.
Sembra che il settore edilizio sia irrinunciabile per la sua capacità di dare lavoro immediato e contemporaneamente, vendendo o affittando le nuove case, di consentire l’aumento della ricettività e l’agognato aumento del numero di turisti.
Ma c’è un però: però si sacrifica territorio, si rinuncia al verde (ne avete tanto, è vero ma attenzione…), si riduce la bellezza dei paesaggi e con essa il senso di relax; il rischio è che alla fine una logica di breve periodo mandi in crisi il fenomeno stesso del turismo. In un primo momento il volume degli arrivi aumenta ma poi arriva il calo e allora si incomincia ad inseguire il turismo straniero (non i soliti tedeschi, ma russi, americani e via dicendo) che però è molto meno fidelizzabile.
Questi fenomeni sono già accaduti in altri posti con anticipo rispetto all’Elba. Ad inizio agosto ero in montagna e, sebbene fosse agosto, almeno metà delle seconde case erano chiuse, una vera tristezza! Quelle case sono state costruite a partire dagli anni ’70 per essere vendute ed affittate in estate ed in inverno, con il paese che ha abbandonato le sue attività tradizionali pensando di vivere solo di turismo. I residenti hanno cominciato a costruire sui terreni di proprietà per “garantire il futuro” ai figli, si sono abbattuti boschi, asfaltate strade, costruito parcheggi a pagamento ovunque vietando il parcheggio libero, si sono copiati modelli cittadini posizionando semafori e telecamere.
E ora? Ora ci sono chilometri di strade da mantenere, illuminazioni da garantire, un ambiente consumato ma le case sono vuote, i turisti calano (dopo l’impennata dei russi e delle ex repubbliche sovietiche di qualche anno fa) e tutti si lamentano, anche se la recente insicurezza internazionale ha fatto tornare un po’ di italiani.
Le case che dovevano garantire la presenza dei turisti ora sono puri “investimenti”, usate magari una settimana all’anno e niente più.
Perché? Semplicemente perché l’ambiente è meno attraente, spesso ci si trova fermi in auto in coda, quando sia va a passeggio in un valle si deve convivere con le jeep dei locali autorizzate al trasporto a pagamento dei turisti in strade chiuse al traffico privato, sono spuntati ovunque agriturismo e rifugetti (o presunti tali) con continue musiche assordanti e via discorrendo.
Torniamo all’Elba: ho la sensazione che questo genere di miopia sia molto presente anche qui. Continuo a veder costruire case (per lo più ville) in posti bellissimi che però bellissimi non saranno più. Andate alla spiaggia di Morcone, guardatevi intorno e capirete facilmente cosa intendo, almeno chi l’ha vista prima…
Le costruzioni si moltiplicano, si asfaltano le strade anche quando non si dovrebbe, si spianano aree per fare parcheggi, e via dicendo. Certo, dopo avere autorizzato interventi immobiliari e commerciali diventa difficile resistere alle richieste dei titolari. Qualche esempio? La strada che gira intorno a monte Calamita era l’ideale per chi corre a piedi e per chi vuole percorrerla in bici. Invece è stata asfaltata per un bel tratto sia da una parte che dall’altra. Certo, meno polvere, più comodità e soddisfazione per chi immagina di riempire meglio le strutture (eppure proprio il successo di Costa dei Gabbiani dovrebbe insegnare che non è la mancanza di asfalto a porre limiti al turismo), ma correre sull’asfalto è possibile anche nei parchi cittadini, sulle piccole strade fra paesi, è “normale” e anche fastidioso perché si corre sul duro, la strada del monte Calamita era unica, ora molto meno (e temo che non finirà qui).
Sempre a Capoliveri, dei privati hanno recentemente spianato due zone con vegetazione per parcheggiare macchine proprie e dei propri affittuari, naturalmente con le solite belle catenelle. Tutto bene ma una gestione più tutelante delle risorse del paese e soprattutto una iniziativa municipale per la gestione del traffico, dei parcheggi e dell’accessibilità farebbe molto meglio al turismo.
Alzarsi al mattino e vedere fuori dalla finestra macchine ovunque e scheletri di case che crescono mangiando verde non aiuta la voglia di tornare, credetemi.
Ma sapete una cosa? Volete che vi dica un segreto nell’orecchio? Chi viene in vacanza all’Elba ci viene per riposarsi, uscire dalla vita stressata e stressante e godere di una qualità di vacanza che faccia sentire in un’oasi fuori dal tempo e dallo spazio per dimenticare i ritmi cittadini. Ora, l’Elba ha tutte le caratteristiche per attrarre un turismo di buon livello, disposto anche a pagare per situazioni particolari, non consuete, esclusive. E su queste dovrebbe puntare per attrarre un turismo di qualità.
Però se in agosto ci si mette un’ora di macchina da Marciana Marina a Portoferraio, se per andare a fare il bagno a Sansone o a Fetovaia devo mettere la sveglia per sperare di trovare un posto in spiaggia (e prima ancora al parcheggio), se dopo aver pagato il solito balzello ad un privato per un cosiddetto parcheggio (che poi è solo un pezzo di sterrato di sua proprietà) ci si trova a fare il bagno schiacciati come acciughe, con l’orizzonte coperto dalle barche ormeggiate e con la possibilità di nuotare dentro a spazi delimitati da catenelle fuori dalle quali si rischia la vita, se il ristorantino buono buono va prenotato con anticipo annuale, se ogni volta che ci si sposta bisogna prendere la macchina per la mancanza di un servizio pubblico decente, allora la differenza con la città non c’è più e si replicano le situazioni da cui chi va in vacanza cerca di uscire.
Anzi no! La differenza c’è eccome perché in città se voglio andare ad un teatro, un cinema, uno spettacolo, in genere posso facilmente comperare il biglietto anche via intenet, mentre se voglio andare al Teatro dei Vigilanti per il festival della musica devo recarmi a Portoferraio per comperare il biglietto, perché l’uso di internet nel 2016 sembra sconosciuto e perché negli altri Paesi si guardano bene dal fare biglietteria per eventi che si svolgono altrove e la stessa cosa succede per qualunque evento sull’Isola; anzi, a dirla tutta, guardando i cartelloni degli eventi sembra di cogliere anche “concorrenza” fra gli appuntamenti dei diversi paesi.
Potrei proseguire parlando dei mezzi pubblici, raramente efficienti, che obbligano di fatto a spostarsi con i mezzi privati, degli abusi conosciuti e tollerati dai Comuni, del territorio che, giorno dopo giorno, perde pezzi in favore di utilizzazioni personali irrispettose e destinate solo a “fare cassa” come il tollerato taglieggio per il panorama ad Acquarilli..
Allora, forse, invece di discutere per mesi fra cavilli giuridici e di potere sulla tassa di sbarco, sarebbe meglio capire cosa attira davvero un buon turismo e mettersi in rete per offrire un immagine ed un servizio unico e integrato.
E poi quale turismo vuole ed è in grado di attrarre l’Elba? Un turismo di qualità o di quantità? Attenzione che più si allarga il numero presenze, più ci si espone ai fenomeni di maleducazione che a loro volta rendono sgradevole il soggiorno; basta guardare cos’è successo a Venezia recentemente su grande scala e capire che le “decorazioni” delle scogliere avvenute all’Elba (recentemente a Istia) ad opera di imbecilli, sono figlie proprio di questo turismo incontrollato, cercato per fare affari ma che distrugge il “prodotto” stesso che si cerca di vendere. In questi casi sorveglianza e telecamere non servono a nulla. E in più sul terreno della massificazione l’Elba non sarebbe in grado di reggere il confronto concorrenziale con località che, per collocazione geografica, hanno un entroterra immensamente superiore, pieno di opportunità, sono già attrezzate e hanno vincoli logistici inferiori. Insomma, c’è tutto da perdere in questa rincorsa!
Nel frattempo, anche se recentemente un po’ meno, sento persone illuminate parlare di “destagionalizzazione dell’Elba”.
Sicuramente l’auspicio è quello di allungare la stagione e questa è una giusta direzione perché l’Elba ha tutte le possibilità di essere frequentata da marzo a novembre, però serve un cambio di marcia di tutti, ma proprio tutti, amministratori e cittadini. Quest’anno ho invitato un gruppo di amici a venire all’Elba per Pasqua (27/3); sapete quanto è stato difficile trovare un posto per dormire fra chiusure e risposte del tipo “è troppo presto, la casa non è pronta, apriamo a maggio”?
Per non parlare delle spiagge, ancora sporche e abbandonate come durante l’inverno, senza un briciolo di servizi, alberghi e ristoranti aperti che si contavano sulle dita di una mano, uffici del turismo chiusi, manifestazioni assenti. E lo stesso succede da fine settembre in avanti…
I cartelloni degli eventi non vanno in genere oltre il periodo luglio-agosto e già a settembre l’offerta è ridotta al lumicino (se non a zero).
Unico servizio attivo fuori stagione (per così dire), il Volterraio appena restaurato, aperto a marzo e chiuso a inizio giugno proprio in coincidenza dell’aumento delle presenze, complimenti! Lo so, i lavori sono da completare, ma la scelta di queste tempistiche dice molto (e la seconda parte dei lavori non sembra ancora iniziata…).
Con questo tipo di offerta è difficile portare sull’isola turismo fuori stagione, più facile aumentare quello in stagione, vero?
L’Elba può svilupparsi, a mio parere, rimanendo unica, se smette di contare freneticamente le presenze rispetto all’anno precedente, se decide di offrire una stagione completa, se tutela l’esclusività della sua offerta, esclusività che è tale non per il livello dei prezzi proposti ma per la bellezza e la fruibilità del paesaggio e dell’ambiente.
Credo che lo sviluppo dell’Isola debba basarsi su tre parole: equilibrio, sostenibilità e tutela.
Equilibrio, perché l’economia locale si sta spostando troppo sulla ricettività, mentre il recupero e la valorizzazione di luoghi e attività consentirebbe un impatto economico simile con meno presenze; forse non è necessario tirarsi il collo per tre mesi sperando di guadagnare quanto si desidera per dodici mesi, si potrebbe lavorare in un modo diverso per almeno cinque (tranquilli, capisco bene che sia meglio lavorare tre mesi che cinque, io ne lavoro undici…)
Sostenibilità, perché la dimensione numerica delle presenze è inversamente proporzionale alla qualità dell’offerta e all’attrattività del posto con conseguenze a ricaduta sugli anni futuri
Tutela, perché la storia (anche di altre zone d’Italia e non solo) dice che quando i paesi e l’ambiente sono tutelati e intatti la gente arriva e si ferma volentieri, alla ricerca di angoli di tranquillità incontaminata; l’Elba ne abbonderebbe ma vanno protetti.
Va da sé che la soluzione non è l’aumento della ricettività, già oggi al limite, non lo sono né le case, né gli aerei, né le grandi navi da crociera, né tantomeno l’ulteriore diffusione di concessioni balneari a privati sulle poche spiagge ancora libere ma un pensiero diverso che guarda ad un turismo meno “mordi e fuggi” che ami l’Elba e aiuti a conservarne la bellezza e il valore, sostenuto da istituzioni e cittadini meno egoisti, illuminati e consapevoli.
Aldo Montemerli