Caro Giorgio, devo dirti una cosa. Stavo leggendo il tuo curriculum sul tuo sito personale, e ho notato una cosa che ha dell'incredibile.
Noi due non ci siamo conosciuti in quel settembre del 2004 a La Vantina, come abbiamo sempre creduto entrambi.
In realtá ci eravamo conosciuti 14 anni prima a Napoli.
Nel 1990, tu organizzasti insieme a Claudio Angelini e Olga Cortese, "Il tempo della poesia", un Festival Mondiale della poesia contemporanea, a Capri e all'Istituto Suor Orsola Benincasa. Gli scrittori che intervennero al Suor Orsola - leggendo quanto riporti nel tuo curriculum - furono "Josif Brodskij, Bohumil Hrabal, Lawrence Ferlinghetti, Dario Bellezza, Valentino Zeichen, Amelia Rosselli ed altri". Ma io venni a Napoli con una compagnia di studi per assistere alla conferenza di Jacques Derrida su Mallarmé.
Quel giorno credo proprio che tu fossi lí. Eravate in quattro dietro al tavolo dei conferenzieri, ed eravamo non piú di una ventina tra i partecipanti. Finita la lettura di Istrice io e Valeria ci avvicinammo a Maurizio Ferraris e gli chiedemmo di farci conoscere il nostro divo Derrida. Ci appartammo in un'altra stanza vicino all'uscita e scambiammo con il filosofo francografo qualche chiacchiera. C'eri. Non ci presentammo, ma c'eri. E quattordici anni dopo il fato ci rimise sulla stessa strada. Fu un'idea di Ilaria quella di inviare la mia poesia al tuo concorso. Ricordo che mi chiamasti al telefono i primi di agosto per invitarmi a leggere la mia poesia al tuo Festival Internazionale Le Voci della Poesia, ed io ti risposi che non credevo di riuscirci in quanto ero molto impegnato col lavoro. Fu allora che tu mi dicesti che dovevo esserci per forza perché avevo vinto. Un mese dopo mi ritrovai in quella piazzetta capoliverese con te al microfono che mi presentavi al folto pubblico, tra i quali una schiera di miei fan, Giacomo e Costanza tra gli altri. Sconfissi quello che sarebbe diventato il mio grande amico di poesia, il Maestro Adriano Pierulivo, ed ebbi la fortuna di conoscere oltre a te anche altre belle persone, su tutte Alessandra e Maria Gisella. La nostra non é mai stata in questi dodici anni un'amicizia tradizionale. Era un rapporto piú alto, una sorta di fratellanza spirituale basata tutta sulla complicitá di una robusta ammirazione reciproca.
Mi manchi giá tanto. Mi mancherá molto il fatto di sapere che la poesia italiana ha perso in un colpo solo uno dei suoi piú grandi mecenati e uno dei suoi piú grandi giocolieri di parole.
Mi mancherá quella tua classe. Mi mancheranno i tuoi modi gentili. Mi mancherá di sapere che in fondo potevamo contare su di te per salvaguardare e diffondere l'animo poetico del nostro amato Scoglio.
Ti scrivo come se tu fossi ancora qui, perché tu SEI ancora qui. Perché il tuo corpo esile non era che il veicolo di un illustre passeggero, il tuo Immenso Spirito Libero.
Credo che ti scriveró ancora, almeno ogni volta che sentiró in pericolo la poesia. Ogni volta che i valori, le emozioni, i significati, e tutto quello che la poesia contribuisce a tenere in vita di buono, saranno messi in pericolo, allora io evocheró il tuo nome.
E tu, ne sono certo, CI SARAI.
Angelo Mazzei