Trasparenza. Leggo sul vocabolario Treccani a questa voce: “….chiarezza, limpidezza, nitidezza…comprensibilità, esplicitezza…assenza di equivoco, di ogni volontà di occultamento e di segretezza…franchezza, limpidezza, schiettezza, sincerità… pubblicità e chiarezza nei procedimenti amministrativi”.
Belle, bellissime parole ed altrettanto belli i passi delle Leggi della Repubblica Italiana (di cui anche l’Isola d’Elba fa parte) dedicati alla Trasparenza. Questa caratteristica dei rapporti tra cittadino ed Enti Pubblici è così importante agli occhi dei nostri legislatori che presso tutti i Comuni d’Italia è sempre presente un funzionario appositamente dedicato a difendere questo basilare valore della nostra Democrazia ed a vigilare contro occultamenti ed opacità nell’operato dei pubblici amministratori.
Ho tuttavia il sentore che, come in altre occasioni capita di riscontrare, ci siano norme che, passando il Canale, si affievoliscono, perdono vigore per cadere poi ”fatalmente” in disuso.
Sarà la salsedine, sarà quel tanto di profumo di zagare e la pungente presenza dei fichi d’India, che tanto ci accomunano ad un’isola più grande, sarà l’operosa vigilanza di non pochi nostri concittadini che, per poter mettere le mani nella cosa pubblica senza sporcarsi e per agire con precisione, si coprono di grembiulini e fanno un grande uso di squadre e compassi, sarà quel che sarà ma la trasparenza qui all’isola è un’altra cosa.
Per tornare al Treccani, trasparenza sarebbe "proprietà di un corpo trasparente: la trasparenza del vetro". Ecco, il nostro vetro è come quelli dell’Aethalia o del Marmorica, qua e là bianco di spruzzi e bello opaco, e così la trasparenza all’isolana è servita.
Potrei citare (Cicero pro domo sua…) una richiesta di Accesso agli atti inoltrata all’Ufficio Tecnico di Portoferraio il 21 di Gennaio 2016 dal Consorzio di cui faccio parte, che, dopo solleciti, diffide e dopo esserci alla fine rivolti in data 18 agosto 2016 al locale Responsabile per la Trasparenza (che a Portoferraio è il Segretario Generale del Comune Dott. Pierluigi Acerbi) ancora attende di ricevere risposta.
Secondo la legge (secondo tutte le leggi che abbiamo avuto sulla trasparenza, dalla 190 del 2012 al D.L.33 del 2013 ed anche alla recente 97 del 2016) avrebbe dovuto essere evasa entro trenta giorni. Mi direte: “Sarà un caso”. Mica tanto, visto che la nostra precedente richiesta era stata evasa dopo oltre centosettanta giorni. “Beh, allora ci dev’essere qualche storia particolare tra voi e chi vi deve rispondere”. Sarà. Ma allora come la mettiamo con l’Albo Pretorio?
Antico strumento di pubblicità degli Atti amministrativi, era in passato un tabellone, di solito di legno, cui venivano attaccati i documenti che per legge dovevano essere a conoscenza di tutti, e vi restavano appesi a disposizione del pubblico, ognuno per il tempo che la legge prevedeva per quel tipo di documento. Anche allora qualche sotterfugio poteva ridurre la visibilità di un atto che si voleva poco pubblico: scarsa illuminazione, il foglio appeso in alto, con un paio di pagine di cose generiche prima d’arrivare al dunque.. cose così.
Adesso, che l’obbligo della comunicazione riguarda un albo divenuto nel 2009 digitale, angolini bui non dovrebbero esserci più. Eppure…..
Se, per esempio, volete prendere atto di ciò che è stato deliberato nell’ultimo Consiglio Comunale, logica vorrebbe che trovaste all’albo il testo delle delibere approvate. Non dico il giorno stesso. Tenendo conto della particolare inefficienza della macchina organizzativa comunale, realisticamente una settimana potrebbe essere necessaria per dare all’impiegato addetto il tempo di trascrivere le delibere.
Mi sembrerebbe comunque che non si dovrebbe andare oltre, visto che siamo in epoca digitale e che la mole di lavoro di cui stiamo parlando è tale che il tempo indicato basterebbe, per fare lo stesso servizio, ad un amanuense armato di penna d’oca.
Ma non funziona così. Ci sono cose che, chissà perché, all’Albo ci vanno subito e cose che, dopo lunga attesa, vi appaiono giusto quando si accenna alla possibilità di rivolgersi alla Benemerita. Lo dico non a caso ed ho testimoni di quanto affermo, ma beninteso può trattarsi di fortuite coincidenze. Non essendoci un periodo stabilito entro cui gli atti che devono apparire all’albo vi vengano inviati, come controllare che a questo obbligo di legge, nel tempo, si sia adempiuto?
Tanto più che a Portoferraio i documenti che sono apparsi all’Albo, una volta trascorso il tempo obbligatorio, scompaiono. Esiste sì formalmente un archivio nell’Albo, ma vi si possono trovare solo le intestazioni, i titoli, per così dire, mentre il testo dei documenti non è disponibile. Eppure la legge prevede che per cinque anni quei documenti debbano essere a disposizione, consultabili e che se ne possa fare direttamente copia.
Che dire? Siamo probabilmente di fronte ad un caso estremo di trasparenza: di quei documenti è diventato trasparente anche lo scritto, anche se così, per questo eccesso di zelo, non si può leggere più nulla. Si tratta quindi di un “effetto collaterale”, conseguenza non voluta di un comportamento eccezionalmente virtuoso. Si può tuttavia far richiesta, in luogo dei banali documenti, di altrettanti fogli bianchi, pregni però di quella particolare volontà di trasparenza che anima la Giunta Ferrari, una compagine che ci amministra in modo così esemplare che, pervasa dallo spirito della legge, è riuscita a far diventare trasparente anche il toner della stampante.
Quanto all’uso che possiamo fare poi di quei fogli, ognuno agisca secondo coscienza.
Maurizio Tavanti