Una villa nel territorio longonese, abitata solo saltuariamente dai proprietari, evidentemente ha creato un “interesse” particolare per un 34enne e un 26enne, zio e nipote, entrambi residenti in zona che hanno deciso di introdurvisi da una finestra laterale. Effettivamente il proprietario, dimorante a Livorno, non si faceva vedere da qualche tempo e la polvere ricopriva buona parte degli arredi, ma di certo ciò non giustifica un delitto.
I due uomini si sono quindi impossessati, con molto tempo a disposizione, di parecchio mobilio e suppellettili, probabilmente non tutti asportati in un unico viaggio; fra questi un pendolo alto circa 2 metri, un divano, un tavolo con 8 sedie, 3 lampadari, due specchiere, vassoi, brocche, posate e 13 quadri. Il tutto per un valore di circa 15.000 euro.
Ma zio e nipote non avevano fatto i conti con la dedizione al controllo del territorio, tipica dell’Arma e con l’intuito investigativo dei carabinieri della locale Stazione. Uno dei militari infatti, ricevuta la denuncia da parte del proprietario che era venuto sull’isola a controllare i suoi beni, ha ricordato di aver notato, qualche giorno addietro, un’autovettura sull’unica stradina che collega la villa con la strada provinciale.
I carabinieri di Porto Azzurro hanno quindi approfondito i controlli sul mezzo, riconoscibile per alcune peculiarità, arrivando a scoprire che il veicolo notato è in uso a un uomo dimorante in una casa non distante dalla villa svaligiata.
A questo punto gli investigatori hanno stretto il cerchio eseguendo un controllo mirato che li ha portati a scoprire e recuperare gran parte della refurtiva, parzialmente occultata all’interno di un seminterrato di proprietà dell’uomo ed a questo e al suo complice non è rimasto altro che confessare, dopo un estremo tentativo di alterare la realtà dei fatti, la commissione del furto.
Per questi motivi zio e nipote sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria di Livorno ai quali dovranno rispondere del reato di furto in abitazione in concorso e rischiano una condanna che può raggiungere i tre anni di reclusione.
Quanto recuperato è stato restituito al legittimo proprietario.
Compagnia dei Carabinieri di Portoferraio