Nella giornata di mercoledì 12 aprile, durante le normali operazioni di Polizia Marittima eseguite dagli uomini della Guardia Costiera di Portoferraio a bordo della dipendente motovedetta CP 553, sono state individuate, nella zona di mare a circa 6 mg ad ovest di Punta Polveraia (versante ovest dell’Isola) – tratto di mare ben conosciuto per i suoi ricchi fondali e abbondanza di pesci - , quattro reti da pesca del tipo tramaglio, posizionate in punti diversi, tutte prive della prevista segnalazione e non conformi alla normativa vigente.
I militari della Capitaneria di porto, ritenendo oltremodo pericoloso per la sicurezza della navigazione il posizionamento di tali reti, hanno proceduto al recupero delle irregolari attrezzature da pesca, bonificando l’area interessata per una libera fruizione dei naviganti.
Nello specifico, le reti recuperate, per una lunghezza complessiva di circa 2 Km e per un valore economico approssimativo di euro 2.000, sono state poste sotto sequestro. Il pescato rinvenuto, oltre a vari tipi di pesci intrappolati tra le maglie delle reti, si caratterizzava per la presenza di 20 esemplari di crostacei - aragoste ed astici (Palinuridae e Homarus gammarus) – per un valore di circa euro 700, perfettamente vitali, di cui alcuni chiaramente sotto la misura minima stabilita per legge, tutti prontamente restituiti al mare nelle stesse zone del rinvenimento.
Giova precisare che il periodo temporale entro cui è vietata la raccolta di aragoste ed astici va dal 1° gennaio al 30 aprile di ogni anno e che la taglia minima, consentita per la loro commercializzazione, è di 9 cm per l’aragosta e 10,5 cm per l’astice (misurata dall’occhio del crostaceo fino al telson).
Sono in corso ulteriori accertamenti nei porti ed approdi elbani al fine di poter individuare e sanzionare i responsabili di tali violazioni.
Le attività di controllo da parte della Guardia Costiera verranno intensificate, soprattutto durante “il periodo pasquale”, prestando particolare attenzione alle zone di mare dove il fenomeno della pesca illegale è più diffuso e in generale nelle aree sottoposte a tutela; ciò al fine di garantire la protezione dell’ambiente marino, il rispetto delle norme vigenti in materia di pesca e soprattutto la tutela del consumatore.