In relazione all’articolo che abbiamo pubblicato, relativo all’incidente stradale in cui è incorso Lorenzo Bozano abbiamo ricevuto due post di lettori che criticavano la nostra scelta di dare quella notizia. La prima da parte dell’amico Lando Lupi al quale stavamo rispondendo quando ci è giunta la seconda che riproduciamo qui di seguito:
Ed a questi che ci rivolgiamo in prima battuta:
Tanto per iniziare “questo signore” sarà lei, chi le scrive ha un nome e una faccia e lavora ogni giorno per informare anche uno come lei, che invece invia anonimi post ... un non identificato “questo signore” quindi.
Lei afferma che non dedicheremmo sufficiente attenzione alla Polizia Penitenziaria… ciò dimostra che (ammessa e non concessa la sua buona fede) nella migliore delle ipotesi non ci segue. Abbiamo trattato come è più di altri dei problemi carcerari, annessi quelli specifici della Polizia Penitenziaria, componente importantissima dell’universo carcerario, i cui documenti (specie sindacali) che ci sono pervenuti, abbiamo sempre integralmente e con il giusto risalto pubblicato.
Da che parte stiamo? Dalla parte dei cittadini, e dalla parte della legalità che è stata violata, talvolta in modo raccapricciante, dai reclusi in carcere (e da molte sedicenti "personeperbene” che stanno a piede libero), della legalità che è da vivere fuori e dentro le mura degli istituti di pena, diversi dei quali, anche per lavoro, abbiamo frequentato molto più di un cittadino medio. Quanto bastava almeno per capire che con una filosofia da derby di una parte contro l’altra, ipotizzando che le parti siano sempre e comunque esattamente distinguibili, non si risolve mai un piffero in nessun luogo detentivo o meno.
E siamo anche dalla parte della Costituzione e della funzione rieducativa della detenzione che vi è sancita; ma se ci prende per acritiche “dame di carità”, inclini a perdonare gratis tutto a tutti, ha preso una cantonata che sembrano due.
Ultimo l’annuncio del suo ritiro come lettore: piangeremo calde lacrime, poi ce ne faremo una ragione. Ci lasci però prima notare che ci saremmo anche un pelino rotti le palle di registrare messaggi anonimi di gente che dice che non ci leggerà mai più (talvolta corredati da inviti ad altri alla diserzione, evidentemente poco seguiti, perché dopo oltre dieci anni siamo ancora qui e confortevolmente in nutrita compagnia) e poi continuano a leggerci, e magari a inviarci nuove non richieste lezioncine.
Ed ora ci lasci rispondere ad una persona seria:
Caro Lando, tu ci scrivi :
NON AMO MOLTO LEGGERE GLI ARTICOLI INTERAMENTE. PURTROPPO LEGGIAMO SEMPRE BRUTTE NOTIZIE. PUR AVENDO MOLTA SIMPATIA PER IL VOSTRO GIORNALE CREDO CHE CERTI SPAZI PER SIGNORI COME BOZANO ANDREBBERO DEDICATI A COSE MIGLIORI OPPURE LASCIATI VUOTI.
QUESTE PERSONE SECONDO I MIO PARERE SONO DA DIMENTICARE NON DA RICORDARE.
I nostri lettori - Lando - come i lettori di tutti i giornali del mondo, sono attentissimi alle brutte notizie, se vedessi le statistiche relative ai nostri articoli più cliccati potresti verificarlo.
Personalmente non sono affatto incline a scrivere di “nera” ma esiste un dovere di cronaca, come esiste un diritto dei lettori ad essere informati.
In linea generale, se una persona nota alle cronache locali, per qualsiasi motivo (bada bene, sia positivo che negativo) si rende protagonista di un rilevante episodio, come nel caso di specie un (grave) incidente stradale sulla strada dell’Elba, sento che è mio dovere scriverne.
Ho detto, è vero, “in linea generale” perché c’è sempre un margine discrezionale del giornalista e del direttore che dà il “si stampi” o il “si vada in rete” di trattare o meno una notizia e/o come trattarla.
Quella discrezionalità ognuno la usa come ritiene opportuno o come gli detta la coscienza:
Personalmente preferisco applicare questo margine al tentare di non ledere la sensibilità dei lettori, o il dolore delle famiglie dei protagonisti, tagliando ad esempio (pure se farebbero “audience”) particolari o immagini raccapriccianti, o, per dirne un'altra, evitando per quanto possibile di trattare i suicidi quando sono compiuti lontano dall’attenzione della gente, o ancora cercando di tutelare, anche oltre le regole deontologiche, l’immagine e la privacy dei minori.
Ciò premesso, pur rispettando il tuo punto di vista, non lo capisco, e non credo che dieci asettiche righe di cronaca, in cui non si parlava nello specifico delle caratteristiche del personaggio e tantomeno di problemi carcerari, possano urtare una qualsiasi sensibilità.
E non sono neanche d’accordo con la tua ultima frase, ognuno, nel bene e nel male, ha un’identità individuale ed una storia che costituiscono un pezzetto della storia generale della società. Conoscerla è a mio parere comunque utile.
Solo le dittature - Lando - cancellano parti della nostra storia: durante il ventennio fascista i giornali non trattavano quasi per niente episodi di “nera”, che pure si verificavano, perché si voleva dare un’immagine (falsa) di un paese dove niente di brutto accadeva; si è liberi per quanto si è informati di quello che nel bene e nel male accade intorno a noi e lontano da noi.
Mi sono fatto prendere un po’ la mano, chiedo scusa a te ed ai lettori se ho finito per parlare di vicende complesse ed “alte”, partendo da quella che in fondo è un episodio minore. Ma è vero anche che i principi alti vanno rapportati anche al nostro minimo quotidiano.
Un abbraccio
Sergio