Era stata una ditta incaricata dal comune di Portoferraio ad eseguire nel 2014 la catalogazione elettronica dei volumi all’interno dei musei napoleonici elbani a far emergere l’ammanco di 72 volumi dattiloscritti di epoca napoleonica dagli scaffali della Villa dei Mulini. Partiva così la segnalazione del Comune alla Sopraintendenza per i Beni Architettonici e al Direttore del Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche elbane che informavano, a loro volta, la Procura di Livorno.
Avevano quindi inizio le indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Portoferraio e del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Firenze che hanno permesso, nel tempo, di ricostruire dettagliatamente la vicenda e scoprire che in realtà, di tali opere, benché di notevole interesse culturale, se ne erano perse da tempo le tracce e non erano mai state oggetto di passaggio di consegna tra i vari responsabili.
I militari del Nucleo Operativo decidevano così di effettuare un accurato sopralluogo presso tutti i locali dei musei napoleonici, senza trascurare quindi quello che in un primo momento poteva sembrare banale. La ricerca permetteva in effetti di rinvenire, nella galleria “Demidoff” della residenza estiva di San Martino, non accessibile al pubblico, ben 63 dei 72 volumi denunciati come scomparsi, confusi con una collezione donata al museo dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Livorno. Sebbene dunque pare si sia semplicemente trattato di un errore e quei volumi siano erroneamente finiti in una scatola sbagliata durante un trasloco risalente al 2013, i militare dell’Arma elbana sono stati particolarmente abili a ricostruirne i movimenti rinvenendo, e rimettendo al posto che merita, una parte importante del patrimonio lasciato all’Elba dall’Imperatore.