Inizialmente un po titubante, ho aderito all'iniziativa del PNAT di oggi, fine marzo 2019 e, col senno di poi, devo dire che ho fatto proprio bene perchè, complice una giornata primaverile eccezionale (limpida, calda e profumata) ho approfittando dell'occasione anche per vedere il restaurato Castello del Volterraio, cosa della quale ancora non avevo avuto occasione.
Ma se i panorami mozzafiato (ma mozzafiato per davvero!) che la zona offre sarebbero già sufficienti a giustificare la faticosa salita fino a quello che un tempo era il baluardo di estrema difesa dagli attacchi pirateschi di un epoca ormai remota, la scarpinata odierna non è stata solo una semplice scarpinata.
Infatti la salita è stata abbondandemente "alleggerita" da Mariona e compagnia, un piccolo gruppo di 5 personaggi in costume dei tempi andati, che ci hanno accompagnato su per il ripido stradello tra battute in vernacolo italo-elbano primordiale, facendoci rivivere piccoli e divertenti aneddoti basati quasi completamente su fatti reali, con dovizia di termini arcaici che sono risuonati tra rocce e cespugli, riprendendo vita e facendoci viaggiare con la fantasia, obbligandoci con grande divertimento ad immergerci in atmosfere antiche.
Mariona, popolana di Marciana che per punizione deve portare sassi su al castello, necessari per completarne la costruzione; Grimaldo, che da straniero in esilio non capisce la parlata ed esponendosi agli insulti, si deve far spiegare tutte le parole; Agrimonia, cercatrice d'erbe che si spartisce tra le professioni di cerusica, erborista e financo di mammana; Omero, un incazzato pittore nonchè esecutore dei piani dell'architetto Camerini; Mastro Antonio, che accoglie i partecipanti trasformandoli in supplici che vorrebbero ottenere residenza a Porto di Feraja (e che devono inchinarsi ogni volta che viene pronunziato il nome dell'Eccellentissimo Signore illustrissimo Cosimo de'Medici), lo stesso personaggio si trasforma poi in un frate camaldolese che sbaglia isola e che prende fischi per fiaschi, scambiando il Volterraio per il Monastero di San Mamiliano a Montecristo.
Tra racconti di piccoli episodi, spalmamenti di unguenti puzzolenti e giallognoli, colorite imprecazioni e canti liturgici, senza far mancare un po' di fiatone, sullo sfondo di un panorama che generosamente offre scorci indimenticabili, la salita procede fino al Castello, al quale, veramente, "manca solo la parola!"
Una splendida gita da consigliare a chiunque, nell'augurato caso che questa formula venga riproposta.
Roberto Barsaglini