Caro Sergio,
dovrei ringraziare molte persone, che sono state vicine a mamma in questi suoi ultimi anni. Ci sarebbero molti nomi da fare: Fusia (la sua straordinaria badante), Mariangela, Claudio, Laura, Andrea, il Dr. Fabio Balzi, Pasquale per primi. Poi tante persone che mi hanno sempre dato la loro disponibilità per un aiuto, un consiglio, ma anche tutti quelli che mi chiedevano notizie, manifestando sempre simpatia, affetto. Non ultimo tu che avresti voluto festeggiare con lei i suoi cent’anni; tu che, come lei, sei nato il 12 luglio.
In parole più stringenti vorrei manifestarti una riflessione che sto elaborando da tanto tempo. Vedi, noi arrivammo all’Elba esattamente sessantasette anni fa (il 10 maggio del 1953) portati lì da un destino strano, come le correnti portano le meduse. Io sarei nato tre mesi dopo all’Ospedale di Via Hugo. Da tanti anni, dicevo, ho cominciato a capire che quelle correnti erano benigne e che ci hanno portato in uno dei posti più belli in cui crescere e vivere, fra un’ umanità apparentemente rude e selvatica, ma sempre pronta all’aiuto. Ecco, il ringraziamento che vorrei formulare è collettivo, e va a tutta la nostra comunità. Quando si arriva a questo punto della vita, quando sei il solo rimasto di una famiglia (e includo in questo termine anche quella adottiva, quella di Via Palchetti, anche se, a dire il vero di quella famiglia c’è anche Stefano) provi a stilare un bilancio. Fra le poste positive di questo resoconto c’è il mio essere elbano, portoferraiese.
A rafforzarmi in questa convinzione è sempre di più Daniela, la mia compagna di vita, che spesso mi ricorda quanto sono stato fortunato a essere stato portato da quella corrente in quell’isola, che allora sembrava sperduta. Anche Annarita, negli ultimi tempi, quando sembrava sulla via della guarigione sognava di comprare una casa – rifugio a Portoferraio.
Detto questo, spero senza retorica, vorrei ancora una volta segnalarti quanto il nostro ospedale sia una vera eccellenza del territorio. Anche questa volta tutti gli operatori, dai centralinisti, agli infermieri e ai medici, si sono dimostrati bravi dal punto di vista professionale e da quello della comunicazione disponibili all’ascolto e chiari, autorevoli, nell’ esporre la situazione di mamma. Questa struttura va difesa a oltranza e, per quanto potrò fare con quel po’ di credibilità giornalistica che mi sono costruito, sarò con voi, se e quando sarà necessario.
Un abbraccio a tutti
Marco Buttafuoco