Durante la chiusura motivata per rallentare la diffusione del covid-19, due donne raccontandosi al telefono le proprie traversie del periodo, si sono anche chieste che cosa potessero fare di utile per la nostra comunità.
Già sapevano della difficoltà di reperimento delle indispensabili mascherine e quindi decisero di mettersi a cucirle per familiari ed amici, ma non contente hanno chiesto ad altre amiche di fare altrettanto e da due sono divenute quattro e poi dieci. Un pomeriggio la mia amica Gisella mi telefona e mi dice: “Te che sai cucire, vorresti partecipare a questo gruppo che si è messo a confezionare mascherine da donare a chi ne fa richiesta?” Ho risposto di sì, senza neanche sapere chi fossero le altre ed ho dato il permesso a Gisella di far arrivare il mio numero a chi teneva le fila della cosa. Nel pomeriggio mi chiama Giuliana (che non conoscevo personalmente, forse di vista) la quale mi spiega l’organizzazione ed il giorno dopo tiro fuori la macchina da cucire e comincio a tagliare e cucire mascherine seguendo un modello prefissato. Dopo un paio di giorni sul gruppo WhatsApp i numeri inseriti aumentano e poi ancora e ancora.
Ma si presenta un problema, i negozi di stoffe e mercerie sono chiusi e quindi dobbiamo rivolgerci alle vicine e conoscenti alla ricerca soprattutto di elastico e fili. Ed è stato in questo momento che rivolgendomi alle vicine di casa, a conoscenti ed anche ai familiari mi sono resa conto che chiunque era pronto a collaborare, nessuna risposta negativa è arrivata a me né alle altre, anzi. Anche un semplice rotolino di elastico, un rocchetto di filo, ma l’occorrente non ci è mai mancato, tutto basato sul riciclo e riuso. Abbiamo anche risolto l’inconveniente di non poterci scambiare personalmente il materiale ed i manufatti, chiedendo all’amica Marcella di trasformare la sua edicola in punto di “spaccio”, e poi la sede della Misericordia di Portoferraio
come punto dove chiunque ne avesse avuto bisogno poteva rivolgersi e prendere le mascherine. Due simpatici signori si sono trasformati in corrieri per la distribuzione e consegna.
Poi abbiamo aperto una “succursale” a Campo che pensava a rifornire quella zona, un sottogruppo si è specializzato in mascherine ricamate con tanto di bandiera italiana per le forze dell’ordine, nere per i Carabinieri, bianche per la Capitaneria, per la Croce Verde, Misericordia, la Finanza, la Polizia stradale, i Vigili Urbani.
Ma quando ci è arrivata la proposta di confezionare per i profughi del campo situato a Moria nell’isola di Lesbo, la produzione si è impennata e velocizzata con un impegno che non era mosso solo da semplice generosità, c’è stato qualcos’altro che non è semplice descrivere su un foglio digitale. Da isola ad isola, lontane ma che galleggiano nel medesimo mar Mediterraneo che ci accoglie e racchiude tutti nelle stesse acque, forse proprio in quel preciso momento quella richiesta ci ha fatto comprendere che veramente navighiamo tutti dentro un’unica barca che deve accogliere e mettere in salvo ognuno di noi, nessuno
escluso. Ed è arrivato il momento di tenere ben dritto il timone per non deviare di nuovo pericolosamente la rotta, noi piccole comunità possiamo far fronte comune per fronteggiare le difficoltà grandi o piccole che siano se riusciamo a lasciare indietro l’interesse personale e far andare avanti quello comune.
Che poi è la motivazione vera che ha tenuto insieme il gruppo di SOS Mascherine, non conosco tutte le 50 partecipanti sparse sul territorio, non importa, siamo state congiunte dal medesimo filo conduttore (permettetemi il gioco di parole), quello di collaborare per uno scopo comune di cui condividevamo a pieno
l’obbiettivo, cercare di risolvere seppure momentaneamente il problema della richiesta di mascherine, e ci siamo riuscite. Adesso che il gruppo per vari motivi si è ridotto e prosegue con la confezione delle mascherine per bambini, prima di disperderci nei nostri impegni di sempre, voglio ringraziare Giuliana e Catia per la magnifica idea, le altre con le quali via telefono ho condiviso mattine e pomeriggi, le storielle, i ricordi che ci siamo inviate, il simpatico video di come una collana di mascherine si può trasformare in un mini abito prét-a-portér, le foto delle grigliate di Mario, Marcella, i ragazzi della Misericordia, chi ci ha donato il materiale ed anche chi ci ha permesso di comprarne.
Maristella Giulianetti