Donatella Pietri non era solo la mamma della mia più cara amica, Antonella, ma una persona davvero speciale. Figlia del grande compositore Giuseppe Pietri, era cresciuta a Milano, insieme ai suoi due fratelli e alla madre Giovanna Saladino, in una casa che risuonava ininterrottamente di note e che era il luogo d’incontro di tanti personaggi famosi dell’ambiente musicale del tempo. Nelle sue lezioni all’Università del tempo libero, era un incanto sentirla rievocare non solo le vicissitudini di certi melodrammi o delle deliziose operette di cui suo padre era il geniale creatore, ma anche il racconto, che ci porgeva con il consueto garbo e umiltà, di incontri importanti che aveva avuto con cantanti o direttori d’orchestra di fama internazionale.
Quello che mi colpiva di lei era non solo la raffinata bellezza dei tratti, che ha conservato fino all’ultimo, e il suo celebre “passo di ragazza”, ma soprattutto la sua freschezza interiore, l’interesse verso gli altri, la capacità d’ascolto e l’ inesauribile curiosità intellettuale, che la faceva appassionare a qualsiasi argomento di cultura. Era una donna senza età, che l’oltraggio degli anni non aveva sfiorato.
Per questo, oggi, che prendiamo congedo da te, cara Donatella, mi auguro che davvero la terra ti sia lieve e che la tua voglia di vivere, l’amore per la tua Elba, il tuo spirito giovanile continuino ad aleggiare sopra di noi che ti abbiamo voluto bene e ci insegnino ad accettare con la grazia e la signorilità che ti erano connaturate, l’inevitabile trascorrere del tempo.
Maria Gisella Catuogno