Raccogliamo l'ennesima denuncia da parte di un cittadino, il Dott. Teodosio Franciulli, che si trova da anni a far fronte ai danni che i suini selatici provocano alla sua proprietà, ubicata il località Cavo - Le Fornacelle, in Comune di Rio, all'interno dei perimetri dell'Area Protetta dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano.
Ed al PNAT Franciulli ha indirizzato una mail nella quale tra l'altro afferma:
"Stanno devastando la mia proprietà che con sacrificio provo a rendere bella e confortevole. Per ragioni di lavoro devo spesso assentarmi, ma credo che questi animali malefici, protetti dal Vostro Parco e da leggi assurde, abbiano imparato quando far razzia. Al margine superiore del terrapieno oramai manca almeno un metro di terreno le una lunghezza di circa 100 metri.
Chi mi pagherà il ripristino e le spese burocratiche? Non certo il vostro misero contributo di 75 euro che qualche anno fa mi avete elargito a fronte di innumerevoli scartoffie da compilare e l'intervento di un avvocato. Inizio ad avere anche paura di una eventualissima aggressione nei miei confronti o in quelli dei miei cari. Fate qualcosa al più presto".
Comprendiamo le sacrosante ragioni del Dott. Franciulli, ma ci pare doveroso commentare alcune sue osservazioni aggiungendo qualche necessaria precisazione.
Giova ricordare intanto che i cinghiali furono scelleratamente introdotti all'Elba per scopi venatori, e trattandosi di una specie alloctona e fortemente nociva il Parco non può esercitare nessuna politica di protezione nei loro confronti; al contrario il PNAT, fin dalla sua istituzione ha dovuto investire una quantita crescente di risorse per il trappolamento e l'abbattimento con i sele-controllori di questi ungulati, per una media - ci dicono - intorno ai 1.300 capi all'anno, mentre i prelievi venatori veri e propri coprono una cifra assai più modesta.
Il Parco - impedendo che la situazione precipitasse - ha dovuto investire somme altissime per arginare il problema - chiede (con gli ambientalisti seri - Legambiente in testa - che la predicano da anni) quella totale ERADICAZIONE di queste bestie (anche dalle zone non di sua diretta competenza) per risolvere un problema che si fa ambientalmente e socialmente drammatico.
Chi fino ad oggi - probabilmente a fini elettorali - ha "nicchiato" sono stati altri soggetti, come i comuni e la stessa Regione, che ultimamente sembra orientata a voler mettere "una toppa" su sue precedenti scempiaggini, tipo la dichiarazione dell'Isola d'Elba come "area vocata al cinghiale" (!).
Il "contenimento venatorio" è nel migliore dei casi una pia illusione, occorre una drastica azione volta a cancellare totalmente la presenza del cinghiale all'Elba, e senza sottilizzare troppo sui metodi. Punto.
Non entriamo nel merito dei rimborsi dei danni augurandoci solo la soddisfazione delle aspettative del Dott. Franciulli e da tutti i numerosi cittadini colpiti da questa piaga.
SR