L'altare ricavato sopra le pietre che confinano la piazzola che fu teatro della tragedia, il gonfalone arrivato nello zaino della Polizia municipale, la corona di alloro con il tricolore portata a spalle da un collaboratore del Comune. Così si è celebrata la giornata commemorativa dedicata ai cinque militari della Regia Marina morti a Capo Poro il 27 maggio 1943.
Una giornata che ha visto molte persone raggiungere il promontorio, dominato dal Faro, che chiude ad ovest il golfo campese. All'orizzonte l'isola di Montecristo, Pianosa e la Corsica che ieri mattina si mostrava in tutta la sua bellezza con le vette ancora innevate. Il lungo serpentone si è arrampicato lungo il sentiero 139 che parte dalle scalinate ed arriva fino alla batteria E189, una della fortificazioni costiere più significativa della seconda guerra mondiale.
"Per me è una giornata indimenticabile - ha detto Francesca Benvenuti, nipote di Francesco Pacini, capocannoniere di San Piero che morì nell'esplosione del cannone insieme ad altri quattro compagni-. Tornare nel luogo dove è morto mio nonno, insieme a tutte queste persone, è come farlo ritornare in vita-. Con lei in fratello Claudio, la cugina Alessandra, la zia Franca e molti altri parenti del militare vittima dell'esplosione".
In collegamento da Alcamo, con una video chiamata Vincenzina e Francesco rispettivamente moglie e figlio di Vincenzo Cudia, il marinaio di Alcamo che nelle sue lettere scritte nel 2005, ricordò il giorno della strage, l'affetto per il suoi compagni che morirono nell'esplosione e il suo amore per la Comunità che l'aveva accolto durante la guerra. A celebrare la messa solenne in onore dei militari, Padre Francesco Guarguaglini, Vicario dell'Isola d'Elba.
Prima dell'omelia il messaggio del Sindaco Davide Montauti.
"Ci sono luoghi che raccontano storie che non hanno tempo. Sono luoghi preziosi perchè rappresentano la memoria di una comunità.
Oggi ricordiamo, dopo 78 anni, Francesco Pacini che morì, esattamente dove siamo oggi, con quattro suo compagni per l'esplosione di un cannone. Non doveva essere qui Francesco Pacini quel tragico 27 maggio del '43 ma fu richiamato per fare le prove di tiro e lui era un capocannoniere scelto. Ricordiamo lui, i suoi compagni ma anche tutte le vittime innocenti delle guerre. Qui ci sono i familiari di Francesco ai quali va il mio ringraziamento e l'abbraccio della Comunità che rappresento. Vorrei che Capo Poro diventasse un luogo di memoria per le generazioni che verranno perché non c'è valore, rispetto, amore per il prossimo senza l'esercizio costante e collettivo della memoria. Questa giornata sarà la prima, simbolica, di un percorso che dovrà restituire al territorio luoghi simbolo come questo. Grazie a tutti quelli che hanno partecipato a questa commemorazione che ha comportato fatica e sacrificio. Grazie a quel marinaio Siciliano Vincenzo Cudia per quelle lettere commoventi e per l'amore che ha dimostrato per i suoi compagni e per la nostra terra. Un abbraccio va anche ai suoi cari che avrebbero voluto essere con noi".