Ciao zio, credo che questa foto scattata tanti anni fa al Grigolo durante una tipica “tavolata” ferragostana di noi Donati, contenga tutto il succo della spiegazione del perché la telefonata arrivatami da Piacenza questa mattina presto mi ha di colpo gelato il sangue e nello stesso tempo però‚ anche rassicurato. Tanti “portoferaiesi“ non hanno potuto conoscerti, tantissimi si sono già avviati prima di te e a quei pochi rimasti che oggi sapranno della triste notizia, gli “prenderà male“.
La consolazione che provo a saperti vicino a nonna come in questa foto e la certezza che il tuo cuore è grande come il suo, non sono sufficienti a farmi riprendere dal colpo datomi dall’intuizione che con il tuo viaggio si è definitivamente conclusa l‘epoca d‘oro della gente e della vita di popolo della nostra città e non solo di questa.
Credo che voi nati subito a ridosso del 1940, se non sbaglio eri del 39, siete stati i “bimbi di bottega” di quelli un po‘ più grandi come il mi babbo e zio Marcello, tanto per rimanere in famiglia altrimenti non basterebbe un libro.
A voi, i “vecchi” hanno direttamente tramandato il loro stile di vita e i loro insegnamenti.
Penso anche che a partire dai nati nei primi anni 40, le generazioni via via si siano sempre più annacquate, non solo simbolicamente, ma anche di fatto, fino ad arrivare alle “gazzose” attuali. Emblematico e leggendario a tal proposito, fu il “pestone” che Luciano il “Buroni”, zio Marcello, Marazzo Gigi il Testi e il povero Anteo (sicuramente mi sono dimenticato di qualche nome che mi avevi detto) fecero “pe la Calata” a tutto l’equipaggio, “briaco”,di quella nave militare inglese che era sceso in “tera” e che aveva molestato zia Arduina.
A te che eri bimbo, ti fecero solo assistere e raccattare tutti i cappelli, ma poi negli anni successivi ti rifacesti, finché non ti sposasti a Piacenza con zia Silvana, in realtà laconese da parte di mamma, non ti mettesti a fare il miglior pane piacentino grazie agli insegnamenti “portoferaiesi” del piccolo grande Rino Pieruzzini, rimanendo però fedele alla vita compagnona, anche a Piacenza. Per l’appunto e se non ricordo male, la tua “parrocchia“ preferita era proprio l’osteria “da Fedele” dove qualche volta mi portasti a fare colazione con i piedini di maiale,con i pisarei e faso’, con il salame piacentino, con il vino in tazza, con i canti stonati come i nostri e con l’immancabile lacrimina che scendeva sempre, ogni volta che ti ricordavi o che ti rammentavano di “Portoferaio” che ora accoglierà per sempre le ceneri del tuo corpo, mentre te sarai finalmente vicino Nonna, a zia Silvana, ai tuoi amati fratelli, per primo il mi babbo, del quale sei sempre stato un grande ammiratore e a tutta la “ghenga“ dei vinaccioli comunisti e juventini.
P.S. “Non te la prende troppo se il tu fratello Luciano va a bira, viene, non viene, sparisce pe giorni e poi ritorna, canta bene, difficilmente fa a cazzotti e raramente si mette a sede’ con la famiglia... lui è un anarchico del 41. Saluta tutti e una stretta immensa pe nonna!”
Un abbraccio forte ai miei cugini Monica e Cristiano!
Michel Donati