Il 10 di dicembre si è tenuta la Conferenza finale Life REWAT sulla tutela dell’acqua in Val di Cornia. Sono stati messi insieme tanti soggetti: ASA, Comuni, Consorzio di Bonifica che ha coordinato, cinque uffici regionali della Toscana con responsabilità nella tutela dell’acqua, genio Civile, idrologico, agricoltura e autorizzazioni ambientali, Università, associazioni ambientali, associazioni di categoria, scuole, ordini professionali, aziende, Autorità varie e Istituti di controllo ambientale.
Si è discusso per tre anni, sono state acquisite le idee dei partecipanti, fatti approfondimenti con ricerche, redatti progetti, fatte sperimentazioni e avviati progetti pilota, analizzati i risultati di alcune opere messe in atto, ecc. Tutto questo ha portato ad avere un quadro esatto della situazione e scelto un indirizzo sul tipo di interventi che sono necessari per il territorio per affrontare la carenza idrica e gli effetti del cambiamento climatico.
Infine è stato messo a punto un Piano con un elenco di azioni da portare avanti che hanno le caratteristiche comuni di essere poco impattanti, poco costose e che si propongono di ripristinare gli equilibri naturali.
Dal risparmio di acqua in agricoltura, alle opere di gestione dell’alveo del Cornia per incrementare il ravvenamento naturale delle falde, dal riuso delle acque reflue, alla captazione di acque potabili dal subalveo del fiume, dalle opere di ravvenamento artificiale alla diffusione di buone pratiche, insomma tutto il lavoro svolto, è stato finalizzato al ripristino della falda profonda sia per il suo miglioramento qualitativo sia per affrontare i prevedibili scenari di siccità a seguito delle alterazioni climatiche in atto.
Tutti gli interventi proposti e poi approvati, sono stati esaminati e convalidati da un comitato scientifico, e darebbero dei risultati sorprendenti per le quantità di acque che si risparmierebbero o che si possono recuperare e anche per il miglioramento della qualità e per il risparmio energetico.
Però, all’ultimo momento ASA ha cercato di inserire, senza mai averlo discusso, un progetto di dissalatore a Franciana e una seconda condotta sottomarina per l’Elba. Un progetto che non è stato presentato e discusso neppure con le amministrazioni comunali, socie di maggioranza di ASA.
Legambiente ha in più occasioni dimostrato di non essere pregiudizialmente contraria a moderni dissalatori, ma ha anche sempre detto che devono essere fatti quando servono e dove servono, come accaduto anche nelle isole minori dell’Arcipelago Toscano, per garantire l’autonomia idrica.
L’acqua è e sarà un elemento sempre più scarso e prezioso, all’Elba come in Val di Cornia e nel resto della Toscana, ma il dissalatore è un progetto inutile per la situazione idrica della Val di Cornia e doppiamente energivoro per l’energia che occorrerebbe anche per spingere l’acqua fino all’Elba. Inoltre i costi della costruzione di un’altra condotta sottomarina, fanno lievitare i costi e le bollette per i cittadini. Naturalmente, nel percorso virtuoso di Rewat questo progetto non è stato inserito, anche dietro le proteste di Legambiente, per l’atteggiamento scorretto di ASA.
Infatti, il 10 dicembre il direttore di ASA Brilli ha chiarito che l’esigenza di questo nuovo dissalatore deriva dai bisogni idrici dell’Elba, per coprire quel breve periodo di forti consumi, il picco cruciale dell’estate e un impianto così costoso non poteva essere fatto all’Elba, in quanto avrebbe funzionato solo per poche settimane. Da qui la scelta di farlo a Piombino (Franciana), così sarebbe servito anche per la Val di Cornia. Questa logica inaccettabile perché rappresenta uno spreco energetico e avrebbe un costo di gestione insostenibile, Se un dissalatore è necessario in un territorio è lì che bisogna farlo. La scelta di fare un dissalatore da 28 milioni di euro in continente per mandare l’acqua su un’isola non è molto diversa dal costoso e inefficiente rifornimento con bettoline ai tempi delle ricorrenti crisi idriche elbane, che sono cessate solo con la costruzione del collegamento idrico con la Val di Cornia. Si tratta di una filosofia totalmente contraria a quella espressa dai vari componenti del percorso partecipativo Rewat e questa esperienza; non è certo un esercizio intellettuale, ma “l’indirizzo amministrativo” che viene dato.
Se per l’Elba il dissalatore di Lido di Capoliveri non è sufficiente per assicurare l’autonomia idrica dell’Isola, si mettano in atto tutte le soluzioni possibili e disponibili, anche nel contesto del cambiamento climatico che colpisce l’Arcipelago e la Val di Cornia.
Per fare questo Legambiente propone un percorso partecipato anche all’Elba, per esaminare progetti di ravvenamento di falde, risparmio e razionalizzazione delle risorse idriche, separazione delle acque chiare e scure, realizzazione di depuratori a norma in tutti i Comuni e riutilizzo dell’acqua depurata, diminuzione radicale delle perdite della rete idrica, censimento dei pozzi e lotta all’abusivismo idrico, compresa la captazione abusiva di sorgenti, stop alle licenze per le piscine di acqua dolce e quant’altro che potrà venir fuori dal confronto.
Occorre anche che i Comuni, che compongono la maggioranza dei soci di ASA, assumano la direzione degli obiettivi programmatici della società e che ASA risponda ad un indirizzo politico amministrativo dei soci che ne fanno parte.
Legambiente Val di Cornia
Legambiente Arcipelago Toscano