Non serviva certo il brutto incidente di qualche notte fa per dimostrare che la strada delle Miniere, a Capoliveri, è pericolosa. Ma per i duri di comprendonio, questa rassegna fotografica darà (forse) un'idea finalmente chiara.
Partiamo dalla storia. La strada è stata aperta oltre un secolo fa, negli anni 10 del Novecento, dal sindaco Ezio Luperini, che voleva migliorare il collegamento tra Capoliveri e le sue miniere, che fino ad allora avveniva attraverso disagevoli mulattiere, alleviando quindi di molto le fatiche dei suoi compagni cavatori. L'amministrazione dell'epoca (livello di studio medio: terza elementare) fece un mirabile lavoro: nonostante la natura ostica delle pendici, riuscì a fenderle con estrema perizia, mantenere una quota costante e costruire ponti che avessero anche una certa bellezza oltre che efficacia tecnica, come si vede tutt'ora. E nonostante il traffico praticamente nullo di quegli anni, dotò la strada di efficaci parapetti in muratura.
Le amministrazioni di oggi (livello di studio medio presunto: altamente qualificato) invece si è limitata a stendere una striscia di asfalto, senza pensare a mettere in sicurezza una strada che, asfaltata, avrebbe visto salire il traffico e la velocità. Non solo non è stata dotata di guard rail o parapetti, ma la segnaletica è semplicemente ridicola, pensata da chi evidentemente non conosce il codice della strada, limitandosi a un limite di velocità di 30 km/h, che ovviamente nessuno rispetta, e un (uno!) cartello di pericolo generico (foto 1), dove non c'è niente di generico, ma curve pericolose (esiste un segnale specifico) e banchine cedevoli (esiste un segnale specifico). Nessun avvertimento a inizio strada che la segnali come pericolosa e le problematiche collegate ai suoi rischi.
Essendo del secolo scorso, i parapetti di cemento oggi sono inefficaci, cedendo a urti anche modesti (foto 2). Inoltre le continue manutenzioni e l'asfaltatura hanno alzato di molto il piano stradale, tanto che in certi punti il parapetto è alto appena una ventina di centimetri (foto 3): quindi come se non esistesse. Non è cosa di poco conto, in quanto nel caso del tratto della valle del Pontimento questi parapetti “proteggono” da balze di 20/30 metri (foto 4).
Sulle non poche curve, alcune anche a 90 gradi, dopo rettilinei e malgrado si affaccino su strapiombi, non solo mancano i guard rail (pur essendoci spazio) ma anche segnalazioni con cartello. È il caso della curva dove avvenuto l'incidente (foto 5), ma anche un altro paio (foto 6).
Ma la criticità maggiore è che si è asfaltato senza considerare l'assenza di banchine per gran parte della strada (foto 7), e in un caso, nel tratto della valle di Fosco, passando a pochi centimetri da una scarpata, pericolosa anche per i pedoni (foto 8).
E infine, potevano mancare i cinghiali? Sì, anzi dovevano. Ma ci sono. E, con le loro immonde arature stanno dissestando il terreno, mettendo a serio rischio le stesse banchine ma soprattutto la stabilità del piano stradale (foto 9).
Adesso, con queste foto, la dissennatezza dell'asfaltatura di una delle più belle strade dell'isola, e la negligenza con cui viene mantenuta, sono abbastanza chiare o serve un altro incidente?
Andrea Galassi