Amici, compagni di classe, esponenti di Amnesty International... testimonianze diverse quelle che si sono sentite, della Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe, al termine del rito religioso con il quale la comunità elbana si è definitivamente accomiatata da Cesare Sangalli, cittadino ferajese e cittadino del mondo.
Dai toni di nostalgia, affetto, commozione, da quelli del rimpianto, legati, alle amicizie ai ricordi di un'adolescenza già "impegnata", a quelli sferzanti di denuncia delle circostanze in cui è maturato il dramma del giornalista caduto sul campo, falciato da una raffica di ipocrisia, come se a colpirlo fosse stata una di quelle armi crudeli, inumane (folli come ha detto Papa Francesco) contro le quali Cesare si era battuto per tutta una non completata vita.
Questo il ricordo che ci resta di una cerimonia con un dopo un po' irrituale, nel quale una folta delegazione di isolani è confluita per esprimere il suo sincero cordoglio, la sua stima per Cesare, la sua vicinanza ad una formidabile famiglia.
Sono stati e saranno in molti a portarlo nella memoria e nel cuore, Cesare
sr