Ogni paese ha i suoi punti più riconoscibili e riconosciuti, e Marciana Marina non è da meno. La Torre e il borgo del Cotone sono, in assoluto, le bellezze più note di questo comune elbano e si trovano alle due estremità della rada: a seconda del punto d’entrata, se una è alla fine del paese, l’altra è all’inizio e viceversa panchine e. Torre e Cotone sono collegati tra loro grazie ad un “paseo”, ovvero un lungomare romantico odoroso di mare, disseminato di tamerici, panchine e lampioni con luce soffusa.
Il borgo del Cotone, e tutte le sue particolari porzioni, sono state oggetto di numerose attenzioni pittoriche ed artistiche, ed anche semplicemente fotografiche, proprio a volerne confermare il fascino attrattivo e la riconoscibilità.
Un contesto per il quale sarebbe scontato attendersi attenzioni e stringenti controlli di tipo paesaggistico ed estetico, volti non solo a tutelarne ma anche a valorizzarne la naturale ed originaria conformazione e bellezza.
Del resto, questa crescente, ed oramai consolidata sensibilità verso la tutela dei borghi italiani, delle loro specifiche tipologie e delle strutture originarie è testimoniata anche da leggi nazionali, quali la Legge “Piccoli comuni o Salva borghi” (Legge 6 ottobre 2017, n. 158, ndr), od anche, ad esempio, dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.lgs 42/2004) in termini di “accertamento della compatibilità paesaggistica” anche in caso di realizzazioni già compiute.
Sorge il sospetto che tale “sensibilità nazionale” non trovi adeguati riscontri a livello locale, allorché, scrutando il Borgo del Cotone lasciando alle spalle la Torre, o meglio la “Tore”, ecco apparire uno scatolone di dubbio gusto e fuori contesto, invadente, grigiastro e pesante, che niente ha a che fare con le attenzioni estetiche ed artistiche sopra richiamate, con la rossa bougainvillea cadente, con gli scogli a cornice e con quella sovrastante piazzetta così florita.
Una invadente chiazza di grigio in un mondo di colori e di angoletti ben ritagliati.
Immagino le persone che, magari al morbido tramonto marinese, volessero completare il percorso del “paseo” , soffermandosi per gustare ogni metro di paesaggio, e raggiungere quegli scogli così avvolgenti e tipici, quella bella casa rossa sullo sfondo ed il piccolo scalo che allora, così come in parte tuttora, ospita barche di pescatori o di semplici amanti del mare. No, quelle persone si troverebbero, invece, a districarsi tra angusti passaggi ed ostacoli vari, quasi sentendosi obbligati a chiedere scusa per voler percorrere il “proprio” paseo.
Con un pensiero al perdurante rischio del mostruoso progetto del porto di Marciana Marina, viene naturale chiedersi: dovremo arrivare ad assistere ad una deprimente gara tra mostri e mostriciattoli?
Questi anni di lotte ai cambiamenti climatici ed ambientali dovrebbero insegnare, invece, che i paesaggi, le biodiversità, le tipicità dei borghi, dovrebbero essere, e conviene che siano, conservati, tutelati, arricchiti di possibilità e non assoggettati a modernità andante e ad utilizzi abbrutenti e privi di qualsivoglia rispetto, nonché sottomessi alle strette vie di un mercato miope.
Paolo Di Pirro