Breve disavventura “cimiteriale” per due turisti di Pordenone, il 65enne Carlo Mayer e la sua signora Elisabetta Michielin, che nella mattinata di Sabato 27 Luglio avevano deciso di visitare il cimitero monumentale della Misericordia di Portoferraio.
I due che, ancora dietro le sbarre, ci dichiaravano di essere degli appassionati del genere, nel senso dell’essere estimatori ed attenti visitatori dei luoghi deputati all’eterno riposo, rapiti dalla cappella del Coppedè e dalle cosiddette “catacombe”, benché fossero all’interno della struttura da circa un’ora e mezza, dimenticavano che l’orario di chiusura delle visite fosse fissato a mezzogiorno, e resisi invisibili al custode, finivano per restare “prigionieri” della struttura dopo che erano stati chiusi i cancelli.
Prendendo la loro disavventura con ottimo spirito, benché per un bel pezzo andassero a vuoto le loro richieste telefoniche a chi di dovere, per essere “liberati” dall’incomoda dislocazione, e nonostante che il sole iniziasse a picchiare di brutto, i due si mettevano amabilmente a conversare con i passanti che si fermavano sul posto (buoni ultimi noi stessi che avevamo modo di passare una confortante sigaretta ai simpatici “reclusi”).
Poi finalmente, alle 13, era lo stesso custode, precipitosamente richiamato in servizio, a fare ritorno al cimitero, ad aprire il grosso lucchetto che separava i due pordenonesi dalla libertà.
A margine aggiungiamo che i protagonisti dell'episodio, intrattenutisi con noi per un po’ anche dopo essere stati “sgabbiati” continuavano ad essere entusiasti della visita, dicendo che quella come altre opere cimiteriali elbane erano molto belle e meritevoli di essere più visitate, lamentando però un medio stato di incuria dei Camposanti elbani. Amen
s.r.
(foto di Alice Batignani)