Un amico mi ha parlato, qualche giorno fa, di un suo parente che, per molti anni è venuto in vacanza all’Elba, ma quest’anno ha dovuto rinunciarvi per la mancanza di un efficiente servizio di dialisi.
Nei giorni scorsi ho letto il comunicato con il quale l’Azienda sanitaria, di fronte evidentemente a non poche richieste, cerca di giustificarsi..
Ci fa sapere anzitutto che, per la “carenza strutturale di alcune figure di specialisti fra i quali i nefrologi“ è quanto mai “complicato... il rafforzamento degli organici o la semplice sostituzione di medici in pensione” E lo è soprattutto “per le aree meno attrattive a livello professionale”. Chiaro il riferimento alla nostra isola che non avrebbe capacità di attrarre certe figure professionali. Per quanto bella e turisticamente sviluppata. Strano, perché la storia del nostro ospedale civile ci dice, invece, che molti medici, anche specialisti, hanno scelto, in passato, ma anche di recente, proprio la nostra isola come luogo di lavoro. Un esempio: nel reparto di ortopedia il primario Dr.Boni disponeva di 4 aiuti di cui 3 non erano elbani. Oggi, grazie alla politica scellerata portata avanti dalla Azienda sanitaria, con l’avallo naturalmente della Regione, il reparto di ortopedia di fatto è stato smantellato e non pochi interventi, che fino a qualche tempo venivano garantiti nel nostro nosocomio, sono eseguiti nei tre ospedali della Provincia.
Ma lasciamo perdere le capacità attrattive e ritorniamo allo stupefacente comunicato.
Di fronte alle difficoltà insuperabili di reperimento di personale nel settore della nefrologia, l’Azienda ci informa che “sono stati adottati modelli organizzativi che permettono di massimizzare l’utilizzo dei medici con progetti che assicurano almeno una assistenza limitata”. Tale modello organizzativo è stato attivato a Pontremoli, Barga, Volterra e Cecina-Piombino, ma “ad oggi non è stato possibile applicarlo all’Elba in considerazione della tipologia di utenza prevista”.
Avremmo gradito maggiore chiarezza da parte della Direzione sanitaria. Qual’ è la differenza tra la tipologia di utenza elbana e quella di altre località del continente, che avrebbe impedito la sperimentazione anche da noi di quel modello organizzativo che consente di garantire una assistenza sia pur limitata ?
Ci viene comunque assicurato che “al momento sono allo studio nuove possibilià organizzative volte ad ottimizzare le risorse disponibili e allo stesso tempo mantenere adeguati standard di sicurezza quanto meno per i possessori di seconde case”.
E’ abbastanza “odioso” che una Azienda sanitaria, nella erogazione di un servizio, faccia distinzione tra chi ha avuto la possibilià economica di acquistare una seconda casa e chi, poveraccio, può venire in vacanza all’Elba solo se ha un parente o un amico che lo ospita o prendendo in affitto un appartamento. Comunque, mi chiedo, non era il caso che quelle “nuove possibilità organizzative” Dialisafossero state studiate per tempo? Non si sapeva che all’Elba, nel periodo estivo, anche il servizio di dialisi deve dare delle risposte adeguate e sicure a chi ne ha bisogno ( possessore o non possessore di una seconda casa)?
Quel parente del mio amico per almeno quarant’anni è sempre venuto all’Elba. Ed ha sempre goduto della necessaria assistenza. Quest’anno, per la prima volta, è stato costretto a scegliere un diversa località balneare. E’ andato a Jesolo. Forse potrà tornare in un prossimo futuro,chissà. Sempre che riesca a comprarsi una seconda casa.
Giovanni Fratini