Qualche giorno fa sono stato a rivedere luoghi dell’infanzia al bivio di S. Martino dove ha inizio la strada che conduce alla villa di Napoleone.
Dove una volta erano vigne curate e coltivate ora è abbandono, degrado e incuria totale con campi piene di erbe spontanee.
Le immagini di tale abbandono stridono con le immagini del ricordo di un tempo che fu e provocano tristezza.
Una domanda sorge immediata: c’è una disoccupazione giovanile molto alta perché i giovani che percepiscono reddito di cittadinanza non vengono indirizzati al lavoro e al recupero di questi campi?
A distanza di circa cento metri dal bivio di S. Martino ci sono due fossi che venendo giù dalla valle delle Campitelle si congiungono insieme confluendo verso il bivio di S. Martino.
Qui, passando sotto un ponte, il fosso oltrepassa la strada provinciale dirigendosi e confluendo in quello che scende giù dalla valle di S. Martino che di lì a poco prende il nome di fosso della Madonnina.
Ho trovato i fossi completamente a secco e l’alveo con le sponde che sarebbero dovute essere ben visibili non lo erano per la presenza di canne, arbusti, ed erbe.
Proprio nei pressi del bivio, a circa cento metri, direzione nord, questa situazione ha richiamato l’attenzione insieme con la presenza di sbarramenti di rete metallica posti dentro gli alvei di entrambe i fossi: ho contato quattro sbarramenti metallici.
La pulizia dei fossi è un’esigenza necessaria per la loro manutenzione, soprattutto con l’approssimarsi dei mesi freddi con i quali aumenta il rischio delle piogge.
Finora il tempo è stato siccitoso ma non può escludersi che col mese di novembre piogge importanti possano avvenire. E’ questo pertanto il periodo in cui si impone una particolare attenzione alla pulizia dei fossi al pari di quello che si impone per la pulizia delle spiagge prima dell’inizio della stagione turistica.
E’ ancora presente nella memoria il danno provocato dalla esondazione di fossi presenti nella piana di Campo nell’Elba. A tale esondazione contribuì non solo la grande quantità di pioggia ma anche un cattivo deflusso delle acque nei fossi che non erano stati mantenuti puliti.
La mancanza di pulizia dei fossi contribuisce al dissesto idrogeologico.
La mancanza di pulizia dei fossi contribuisce al degrado delle periferie dove spesso sono locati.
Le finalità della pulizia dei fossi sono infatti
1) Assicurare il corretto deflusso delle acque, attraverso la realizzazione di una rete di regimazione adatta alle singole esigenze, e parallelamente garantirne lo smaltimento qualora risultassero eccessivamente abbondanti.
2) Limitare al massimo l’erosione del suolo, particolarmente di quello dei fondi agricoli, utilizzato per la coltivazione.
3) Convogliare attraverso idonei sistemi di drenaggio le acque meteoriche verso i fossi stradali, oppure verso la rete idrografica naturale.
Tutti questi processi devono allontanare le acque in maniera controllata e dipendente dalla quantità presente in quel momento.
Non so a chi spetta il mantenimento della pulizia dei fossi che ho descritto nei pressi del bivio di S. Martino.
So che ogni anno pago una tassa al Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa.
Per tale motivo mi rivolgo a questo consorzio per segnalare il cattivo stato di manutenzione della pulizia del fosso delle Campitelle nei pressi del bivio di S. Martino (circa cento metri direzione nord). E per chiedere come possono assicurare il corretto deflusso delle acque le reti metalliche presenti ed impiantate da sponda a sponda dentro l’alveo del fosso delle Campitelle nei pressi del bivio di S. Martino.
Marcello Camici