I lavoratori attivi della comunità di Rio Castello erano perlopiù contadini, minatori e marinai. Quando negli ultimi anni del '700 cessarono le scorrerie, i saccheggi e le violenze dei pirati mori, allora i marinai poterono scendere con le loro famiglie alla Marina di Rio, e qui costruirono le prime abitazioni a uso civile nella zona dell'attuale rione del Sasso. Si formò la prima comunità di quella che sarebbe diventata Rio Marina.
Il nuovo borgo era formato essenzialmente da marinai, armatori, costruttori navali, spedizionieri, calafati. I cavatori rimasero una minoranza subalterna, almeno fino alla fine dell’Ottocento. Il mare, dunque, era la fonte di sostentamento principale anche se era e rimase il “padre padrone”.
«A Rio Marina quel sedici novembre del1899 era un tranquillo pomeriggio d'autunno quando alle sedici e trenta il mare cominciò a scurirsi verso l'orizzonte: un unico fronte avanzava minacciosamente, preceduto da improvvise ed impetuose raffiche di vento (…) Ci si rese conto che mancava all'appello la bilancella di Domenico Claris: Crepi l'Invidia, di quarantacinque tonnellate e con cinque uomini d'equipaggio: Francesco Carletti capitano di quarantadue anni, Marchetti Palamede, Carletti Amerigo, Carletti Alessandro e Marchetti Lorenzo di otto anni, figlio di Palamede. Si sapeva di certo che aveva mollato gli ormeggi da Follonica nel primo pomeriggio, ma nessuno l'aveva ancora avvistata (…) d'un tratto, il bastimento s'inverinò su un’onda fino ad ingavonarsi e sparire tra i marosi (…) Mentre ormai tutti piangevano per la triste sorte dei cinque marinai di Crepi l'Invidia, questi, invece, percorrendo a remi circa otto miglia di mare in tempesta, raggiunsero la rada riese, dove furono tratti in salvo».
Da un articolo di Lelio Giannoni pubblicato sulla rivista La Piaggia nell’autunno 2003.
Lorenzo Marchetti