Arriva la sentenza della Corte d’Assise del Tribunale di Livorno che condanna l'elbana Maria Cristina Nuccetelli a quattordici anni di reclusione per aver ucciso l'anziana madre con un mix di farmaci. La donna è stata ritenuta colpevole dell’omicidio della mamma Elisa Fidanza stabilendo come in quel momento fosse in grado di intendere e di volere.
La Nuccetelli, il 12 marzo 2020, aveva somministrato una dose letale di farmaci alla madre malata, tentando di fare lo stesso con se stessa.
Aluni passanti, notando qualcosa di sospetto nell’auto con le due donne parcheggiata nello spazio antistante la chiesa di San Giuseppe alla Sghinghetta, avavano allertato il personale sanitario del 118 e i carabinieri che salvarono Maria Cristina Nuccetelli, per la madre non ci fu nulla da fare.
Da subito fu chiaro che la morte di Elisa Fidanza fosse stata provocata da un mix di farmaci, anche per la stessa ammmisione della Nuccetelli.
Tre sono state le perizie psichiatriche a cui è stata sottoposta la donna, le prime due, quella del dottor Malotti, incaricato dal gip, e del dottor Milanfranchi, perito della difesa, e medico che aveva in cura la donna, la dichiararono totalmente incapace di intendere e di volere.
Ma il professor Paterniti, incaricato dal pm, pur riconoscendo uno stato grave di depressione non ha ritenuto che questo non potesse sfociare in delirio.
La Corte d’Assise, sposando questa tesi, ha quindi condannato la donna in primo grado, riconoscendo le attenuanti prevalenti.
Maria Cristina Nuccetelli, difesa dall’avvocato Giuseppe Rombolà, farà ricorso in appello.