In arrivo in auto a Piombino per trascorrere all’Elba il periodo pasquale, dopo un viaggio di 500 chilometri, nella discesa che porta al centro città sono stato “flashato” dalla postazione fissa autovelox di Viale Unità d’Italia.
Il verbale mi è arrivato nei giorni scorsi e ho subito pagato (non senza difficoltà: i dati forniti dal Comune – sia il QRcode sia il CBILL – non erano funzionanti) in quanto sono consapevole di essere dalla parte del torto. Premetto anche che sono a favore di tutte le iniziative volte a diminuire i rischi di incidente, nonché delle norme e limitazioni a protezione di pedoni e ciclisti, cioè i soggetti più esposti della strada.
Prendere una multa significa essere stati colti nell’azione di contravvenire ad una norma.
Ci sta, può succedere a tutti. Nel mio caso il verbale mi informa che io procedevo a 51 km/h (considerato il margine di tolleranza di 5km/h già dedotto) in una strada con il limite dei 50km/h.
Non contesto la norma, è giusto cercare di contenere le velocità per ragioni di sicurezza, ma posso dire di sentirmi un po’ preso in giro? Un autovelox non certo dai colori sgargianti – io viaggiavo con il buio - posto in un tratto stradale in discesa, e regolato in modo da multare anche lo scarto minimo, mi sembra una trovata per fare cassa più che per essere dissuasivo di comportamenti pericolosi.
Sono sicuro che chi è del posto conosce l’apparecchio e che le multe siano quasi tutte a carico dei turisti che procedono verso il porto. Mi pare un modo strano di fare accoglienza, uno sgradevole biglietto da visita per una città che purtroppo solitamente viene solo attraversata ma che vale sicuramente almeno una sosta.
Gianpaolo Fedi
(foto di repertorio)