Ho incontrato tardi Umberto Canovaro e mi è mancato il tempo di conoscerlo a fondo e di dargli modo di conoscermi meglio
Ci siamo avvicinati nel corso della fase politica tormentata dell’estate 2022 che già preannunciava la tempesta del gennaio successivo. Parlammo a lungo dei temi storico-giuridici che ci univano culturalmente e poi le nostre conversazioni scivolarono inevitabilmente sulla situazione politica riese e sull’inadeguatezza quantitativa e qualitativa di una classe dirigente incapace di garantire il ricambio generazionale.
Mi colpì la lucidità e l’onesta intellettuale con cui percepiva le dimensioni del problema e, al tempo stesso, l’incapacità – o l’impossibilità – di trarre le conseguenze ultime delle analisi che ci vedevano concordi nel valutare la povertà del capitale umano e dunque la necessità di un metodo concertativo. Con poche altre persone dotate di fantasia politica perseguimmo con discrezione su questa strada che tuttavia venne preclusa dall’irrigidirsi delle posizioni.
Un’occasione persa per il paese e per i due protagonisti che, anche umanamente, avrebbero tratto vantaggio da un esperimento di questa natura.
Di tutta questa vicenda non ho rimpianti se non quello di non aver avuto l’occasione di ragionare assieme a lui e con la puntigliosità maniacale che contraddistingue le diatribe tra storici, su cause e conseguenze di un incontro mancato.
Buon viaggio, Umberto.
Giuseppe Paletta