- Al dott. Giovanni Russo Direttore dell’Amministrazione penitenziaria
- Al dott. Pier paolo d’Andria Provveditore del DAP Regione Toscana
- p.c. Al dott. Giuseppe Fanfani Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà
- p.c. dott. Luigi Bove Comandante P.P.
- p.c. dott.ssa Martina Carducci Direttrice
Gentilissimo dott. Russo, gentilissimo dott. d’Andria, in qualità di Garante dei diritti dei detenuti della Casa di Reclusione di Porto Azzurro – Isola d’Elba, mi preme porre alla vostra attenzione la situazione della suddetta Casa, situazione peraltro già messa a vostra conoscenza dalla Direzione della Casa di Reclusione “Pasquale de Santis”.
Da quasi un anno nell’istituto vengono sistematicamente trasferiti detenuti, provenienti da altre carceri, per motivi di ordine e sicurezza. Si tratta di detenuti con pene relativamente brevi rispetto a quelle a cui sono sottoposti i detenuti “storici” di Porto Azzurro. Molto spesso sono individui con grossi problemi sia psichici sia comportamentali, sovente stranieri e con vissuti problematici, non curanti delle regole, che non hanno niente da perdere e che nella maggior parte dei casi mettono a serio rischio la gestione dell’istituto con comportamenti aggressivi e violenti.
In un istituto come quello di Porto Azzurro a media sicurezza e con le sezioni aperte è altamente pericolosa la loro presenza poiché spesso, incuranti delle leggi e delle norme della convivenza civile, creano situazioni fortemente critiche e che finora, solo grazie alla professionalità del personale di polizia, della direzione e dell’area educativa, non sono degenerate in situazioni irreversibili, ma ci siamo andati molto vicini.
Il personale di polizia, come lei saprà, è carente a livello numerico poiché mancano circa 40 unità mentre il sovraffollamento incomincia ad essere una caratteristica del carcere che ormai conta più di 340 detenuti a fronte dei 300 di circa un anno fa. Inoltre queste persone sono spesso, come dicevo prima, problematiche perché psichiatriche, dipendenti da sostanze o con doppia diagnosi e quindi difficilissime da gestire con le poche (per quanto valide) risorse dell’area sanitaria che comunque non è attrezzata per affrontare questo tipo di casi, come più volte denunciato anche a livello regionale alle competenti autorità sanitarie e politiche.
Il clima nell’Istituto è cambiato molto e in peggio e queste situazioni rischiano di intralciare se non vanificare tutto il lavoro prezioso ed altamente professionale che l’aerea educativa e la polizia porta avanti, soprattutto negli ultimi tempi, quando finalmente sono arrivati nuovi F.G.P., giovani ma altamente professionali e preparati, che lavorano indefessamente per una reale rieducazione e reinserimento sociale e lavorativo di coloro che, scontata la loro spesso lunga pena, potranno riacquistare la libertà.
Vi assicuro che da quando svolgo la mia funzione di Garante non ho sentito altro che lamentele in questo senso da parte di tutti: detenuti, polizia, area educativa, direzione.
Dott. Russo, dott. d’Andria dovete rendervi conto, davvero, che questa è una situazione esplosiva e che da un momento all’atro potrebbe generare conseguenze irreversibili. A fronte infatti di una situazione geografica e climatica ottimale, il carcere di Porto Azzurro soffre parecchie limitazioni e deficit a causa dell’isolamento (non è un gioco di parole!) con tutte le conseguenze del caso: rapporti con i parenti quasi inesistenti se non virtuali, difficoltà nelle cure sanitarie poiché spesso i detenuti devono essere portati in elisoccorso sul continente, carenze già strutturali nella sanità ordinaria, ma che si aggravano ancor più per i detenuti, carenza di personale che difficilmente si trasferisce all’Elba per svariati motivi (mezzi di comunicazione precari, impossibilità di trovare alloggi per tutto l’anno….).
La Casa di Reclusione di Porto Azzurro, un tempo fiore all’occhiello dell’esperienza carceraria italiana, sta diventando un luogo davvero di pena, non nell’accezione giuridica del termine, ma nel senso che le difficoltà e le sofferenze sono diventate per tutti insopportabili. Insomma, questa situazione di grande emergenza vanifica la reale possibilità di tutela dei detenuti e del personale tutto.
Prima che capiti quello che nessuno vuole che accada vi prego quindi di acquisire tutte le informazioni utili al riguardo e di provvedere al più presto ad attenuare se non a colmare le carenze e a risolvere le criticità che la situazione presenta.
Sono certa che comprenderete lo spirito di queste mie righe e che agirete di conseguenza.
In attesa di un vostro riscontro, vi ringrazio per l’attenzione e vi invio i miei più deferenti saluti
Raimonda Lobina