Il termine inglese stalking deriva dal gergo venatorio e sta ad indicare quel complesso di comportamenti tipici dell’animale predatore, che segue, bracca, incalza e crea i presupposti per poi balzare sulla preda. Nel più arido linguaggio giuridico, per stalking si intende "un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore".
Lo "stalker" o "molestatore assillante" può essere un conoscente, un collega, un estraneo, oppure, nella maggior parte dei casi, un ex-partner.
L’uomo arrestato stamattina (sabato 7 dicembre) dai carabinieri appartiene proprio alla categoria degli ex e stando agli elementi raccolti dall’Arma capoliverese sarebbe di quelli che, interrotto da tempo un rapporto sentimentale importante, duraturo ma burrascoso e presumibilmente ormai logoro, non è riuscito a gestirne le conflittualità senza sfociare nella violenza: sia essa fisica o psicologica.
In dieci mesi l’uomo ha compiuto una escalation negativa di atti persecutori che ha pochi precedenti sull’isola e che va ben oltre il concetto classico di stalking sopra descritto.
Per condizionare la propria ex compagna su determinati comportamenti da tenere o non tenere (soprattutto sulle frequentazioni), l’uomo ha commesso una serie di reati che documentati dall’attività di polizia giudiziaria dei carabinieri ha portato il GIP del Tribunale di Livorno a emettere una ordinanza di custodia cautelare in carcere, appunto eseguita all’alba di oggi.
La donna, poco più che 30enne, anch’essa dell’isola, secondo la ricostruzione dei fatti sarebbe stata pesantemente picchiata, più volte insultata e gravemente minacciata- a voce o via sms-, nonché privata, per un periodo, del proprio telefono (dal quale sono stati cancellati numeri di telefono, messaggi, foto etc.) e della chiave dell’automobile, presumibilmente per limitarne i movimenti o anche solo per fine vessatorio.
Inoltre l’uomo avrebbe interferito gravemente nei contatti interpersonali della sua vittima, al fine evidente di controllarli o gestirli, servendosi dei più usati e noti social network, sui quali avrebbe adoperato, ovviamente senza alcun titolo né permesso, i suoi profili e la sua posta elettronica, pubblicando, altresì, commenti diffamanti.
Un quadro di vessazioni assai complesso, quindi, sul quale l’A.G., a giorni farà ulteriore luce dopo l’interrogatorio di garanzia dell’uomo, che in attesa del suo destino, all’interno della Casa Circondariale livornese, rischia una condanna per un delitto, quello di atti persecutori, che gli ultimi interventi di legge hanno inasprito nelle pene, che ora oscillano tra i sei mesi e i cinque anni di reclusione.