Ci sono reati, come quelli violenti che quotidianamente si verificano tra le mura domestiche di molte case italiane, difficili da perseguire perché sommersi sotto l’istintiva e comprensibile omertà delle stesse vittime, ma anche stavolta, come fu dieci mesi fa per due casi analoghi, a Rio Marina è andata diversamente e la giustizia ha di nuovo fatto il suo corso.
A inizio 2012 una giovane coppia, con una bambina di circa un anno e un’altra in arrivo, aveva visto suggellare la prima rottura interna con la condanna dell’uomo, per maltrattamenti in famiglia, a oltre una anno di reclusione.
Dopo mesi travagliati per ragazza e primogenita, vissuti nel 2011, i carabinieri piaggesi avevano, infatti, ricostruito un quadro inquietante fatto di botte, minacce e vessazioni commesse dal 25enne di origine partenopea, nei confronti della propria compagna, che avevano portato questa, sebbene in attesa di una seconda creatura, ad allontanarsi dal proprio convivente, che il giudice ha riconosciuto colpevole di maltrattamenti.
Durante l’attesa del giudizio numerosi erano stati gli episodi in cui il ragazzo si era ripresentato presso il domicilio della sua ex con la pretesa di sanare l’insanabile; lui che non voleva rassegnarsi all’idea che la legge dello Stato potesse impedirgli di frequentare la propria compagna, che lui stesso, invece di proteggere aveva più volte aggredito e malmenato.
E venerdì scorso, alle 15 circa, il giovane, benché consapevole di essere già stato condannato per fatti analoghi, si è fatto nuovamente vivo nel domicilio della sua ex e fuori di sé ha tentato addirittura di costringere con la forza la madre delle sue figlie a tornare con lui e a consegnargli la prole, percuotendola e trattenendola fisicamente a sé.
Stavolta, però, i carabinieri sono arrivati nella flagranza del fatto e l’hanno arrestato, in una dinamica che non lascia scampo ad interpretazioni sulle reali intenzioni del reo poiché, nemmeno all’arrivo e al primo intervento dei militari il giovane ha desistito dal suo intento, richiedendo, di conseguenza, l’uso della forza.
Il 25enne è stato quindi arrestato per il tentativo di violenza privata e per la successiva resistenza opposta ai carabinieri e associato al carcere livornese delle Sughere, in attesa della convalida e del suo destino che potrebbe, a questo punto, diventare assai afflittivo per la condanna riportata nel recente passato e per la ricostruzione di un quadro di continuità di comportamenti, anche successivi a quest’ultima, che mai ha mostrato un reale intendimento di ravvedimento e anzi è stato suggellato, nella scellerata escalation di violenza, con l’ episodio forse peggiore di tutti, punibile con pene che arrivano fino a cinque anni.
Compagnia dei Carabinieri di Portoferraio