Conosciamo Francesca da tanti anni, abbiamo spesso collaborato con lei e sappiamo quanto abbia dato del suo tempo e delle sue risorse materiali alla causa degli animali abbandonati e maltrattati. E' grazie a lei che sono state sterilizzate centinaia di gatte randagie tramite l'associazione svizzera Tierschutzbund-Zurich: possiamo dire senza tema di smentita che se oggi le colonie feline di mezza isola sono meno affollate e più gestibili è anche per merito suo. Francesca ha trasformato il suo garage in un centro di raccolta e cura di gatti che vengono portati da lei in condizioni spesso drammatiche.
Il racconto di quanto è successo a casa sua è sconvolgente. Non tanto per il comportamento del branco di cani, che, in quanto animali, hanno agito in base al primitivo istinto di predazione, quanto per la gestione dei cani durante la battuta al cinghiale, assolutamente inadeguata.
La legge, nel nostro paese, impone a chiunque possegga un cane di non lasciarlo vagare per il territorio incustodito, con tanto di verbale e pesantissima multa per il proprietario inadempiente. E questo vale per il pittbull come per lo yorkshire. Durante una battuta, i cani che vengono lanciati alla cerca del cinghiale sono 10, 20 o più. Sono animali di solito agili e leggeri, dotati di resistenza, coraggio e aggressività fuori dal comune, addestrati per affrontare quella specie di carro armato che è un cinghiale di 80 o 100 chili.
Il problema nasce quando il branco si imbatte in un qualsiasi altro animale: l'istinto spinge ad attaccare, con conseguenze spesso fatali per i malcapitati gatti, galline o agnelli in questione.
Dunque, soprattutto in zone abitate (e sulla nostra isola ci sono tantissime aree di campagna disseminate di case immerse nella macchia o ai confini del bosco), l'attenzione dei cacciatori dovrebbe essere massima, proprio per evitare che avvengano "incidenti" come quello capitato a Francesca ed ai suoi animali (meglio non pensare all'eventualità che insieme ai gatti ci fosse stato anche un bambino piccolo).
Le soluzioni esistono: nella zona in cui abito io, ad esempio, la squadra di caccia di Rio provvede a posizionare presso le abitazioni isolate comprese nel perimetro della battuta un responsabile incaricato di gestire l'eventuale passaggio della muta.
E che non si tiri fuori l'antica legge che consente al cacciatore di entrare in qualsiasi proprietà non recintata, perché questo non vuol dire che, in ambito di caccia, saltino tutte le regole della civile convivenza, il rispetto per la libertà ed i beni altrui ed i principi della precauzione e della prudenza. Le conseguenze in ambito civile e penale possono essere pesantissime, come ogni buon cacciatore sa.
Quello che è successo a casa di Francesca, a cui esprimo la massima solidarietà, è oggetto di indagine. Mi auguro che eventuali comportamenti volontariamente lesivi siano perseguiti con la giusta severità perché il diritto alla caccia non può trasformarsi in prepotenza o sopraffazione verso chi è più vulnerabile.
Andrea Tozzi per "I Ragazzi del Canile"