"Due canili all'Isola d'Elba". Cito esattamente il titolo dell'articolo che stamani, con meraviglia, ho letto aul Tirreno e poi su altri giornali: mi sono dovuto sedere per riprendermi... lo confesso. Due canili, stiamo esagerando: da anni parliamo di un canile all'Elba, polemiche, articoli, le Associazioni animaliste che protestano, i cani che non sappiamo dove mettere... e all'improvviso spunta la notizia della volontà di creare ben due strutture che dovrebbero tamponare la colpevole mancanza di un canile sanitario comprensoriale, che avrebbe già dovuto essere costruito più di venti anni fa.
In realtà ricordo che sono già naufragati due progetti, uno a S. Martino e uno a Colle Reciso. Leggo di canili intercomunali che, posizionati nella parte orientale e occidentale dell'Elba, dovrebbero poter ospitare 4-5 cani ognuno, in caso di emergenza.
Senz'altro, dal punto di vista del ricovero e dell'accoglienza, niente da dire, ma perchè non parliamo di adozione? Perchè continuiamo a considerare il canile come un 'contenitore' di cani che nessuno vuole più e non proviamo a trasformare questa idea in qualcosa di propositivo e visitabile, così da favorire la rapida uscita di questi animali?
Dopo 30 giorni i cani ospiti di tali canili finirebbero comunque in qualche struttura fuori Elba, da cui probabilmente non usciranno più: l'Elba ha davvero bisogno di un canile così concepito? O forse potrebbe aspirare a qualcosa di meglio e di più moderno? Qualcuno potrebbe obiettare... meglio questo che niente. E' vero, ma solo in parte, perchè possiamo e dobbiamo creare prima una cultura degli animali e della convivenza tra loro e noi, basata sul rispetto e sulla conoscenza. In tal modo, paradossalmente, non avremo bisogno nè di box, nè di canili di soccorso nè di strutture di accoglienza a tempo determinato senza alcuna prospettiva per gli ospiti "canini".
Gli Elbani e le Associazioni animaliste saluteranno, probabilmente con entusiasmo, la notizia, le Amministrazioni comunali, da sempre in ritardo sui temi legati agli animali, potranno respirare, consapevoli di aver fatto finalmente una
cosa buona.
Personalmente, ma resta un mio giudizio, ritengo la proposta scarsa, non adatta al territorio, antiquata, e che non solo non guarda al futuro e ad una concezione moderna di canile, ma mette un punto ad una situazione che avrebbe dovuto essere affrontata in un modo diverso.
Ultima annotazione, anch'essa totalmente personale, riguarda la possibilità della creazione di una struttura per cani all'interno del Carcere di Porto Azzurro: esistono, in effetti, altre realtà simili in Italia che abbinano progetti di reiserimento al lavoro per detenuti e ospitalità per gli animali, ma credo che, anche in questo caso, non sia una buona soluzione, non perchè per i detenuti il rapporto con gli animali e occuparsi di loro non sia utile o possa, in futuro, diventare addirittura un'occupazione che favorisca il loro rientro nella società, ma perchè, per le motivazioni a cui accennavo prima, costruiremmo una dentro un'altra gabbia, con difficoltà enormi per poter visitare gli
animali e rendere la struttura "aperta" e visitabile, con lo scopo di una rapida adozione che dovrebbe essere il motivo ispiratore di tali progetti.
Concludo dicendo che forse potremmo, tutti insieme, provare ad organizzare un serio e concreto progetto per l'impianto del microchip, che oltre ad essere obbligatorio per legge, resta l'unico vero sistema per identificare i cani e ridurre al minimo il fenomeno randagismo; per esperienza personale molti dei cani vaganti, alla fine, un padrone lo hanno, ma non avendo il microchip, spesso risulta difficile identificarli.
Proprio questi andrebbero a riempire, rapidamente, i pochi posti disponibili dei canili sopracitati, rendendo vano ogni altro intervento e facendo aumentare ulteriormente le spese di gestione. Insomma, come avrete capito, l'idea dei due canili non mi convince e non mi entusiasma: sono convinto che l'Elba e i cani dell'Elba meritino qualcosa di meglio.
Michele Barsotti