Non ha neanche quarant’anni, è residente nella provincia di Torino e vanta talmente tanti precedenti per reati contro il patrimonio e soprattutto per truffa a mezzo internet (reati che prevedono una pena sino a tre anni di reclusione e 1032 Euro di multa), che ormai fa confusione lui stesso quando fornisce alibi, documenti e numeri di telefono alle forze dell’ordine o alle potenziali vittime, al punto da rendere il quadro indiziario a suo carico ancor più pesante.
I carabinieri della Stazione di Portoferraio lo hanno scovato e denunciato a piede libero, in collaborazione con l’Arma piemontese, perché in primavera 2013 aveva promesso, su un noto sito di compravendita, che avrebbe ceduto uno smartphone a un prezzo abbastanza vantaggioso (non troppo, però, altrimenti il potenziale acquirente avrebbe potuto subodorare il tentativo di frode …) e un elbano ne aveva fatto le spese (219 €, per la precisione, anticipati su una carta di credito) non ricevendo mai l’agognato telefonino, ovviamente mai esistito.
Gli accertamenti riguardanti la rete, si sa, sono difficili e lunghi ma i carabinieri sono pervicaci e dopo aver esperito ogni tentativo sul destinatario del pagamento e sul telefono usato per i contatti con la vittima, individuano il quarantenne torinese e con esso la sua ragnatela di analoghe truffe perpetrate in mezza Italia, dalla quale, però, lui stesso fa fatica ad uscire.
Il truffatore, infatti, dopo un notevole periodo di irreperibilità, viene finalmente rintracciato e alle prime contestazioni tenta di scaricare la responsabilità su una coppia di pregiudicati di sua conoscenza (probabilmente, invece, suoi complici), gravitanti nella provincia di Firenze, che a sua detta avrebbero usato, ovviamente a sua insaputa, delle carte di credito a lui intestate per farsi arrivare i proventi delle truffe. Dimentica un particolare di un certo rilievo, però: né le suddette carte utilizzate per compiere i reati né la carta d’identità adoperata per attivarle sono state da lui denunciate come smarrite, sottratte o comunque non più in suo possesso. Cerca allora di correre ai ripari e ben dopo le contestazioni, che ormai cominciano a fioccare, va a denunciare lo smarrimento di una sola delle due carte di credito (lasciando, quindi, l’altra, attiva) senza neanche specificarne il numero. Non basta. Dopo qualche mese viene perquisito e trovato in possesso della carta d’identità col quale sono state attivate le famose carte di credito; allora decide di dire ai carabinieri come cono andate veramente le cose e dopo aver candidamente affermato che in effetti sapeva che le sue carte di credito venivano usate dai due pregiudicati per fare truffe e che loro stessi l’avevano consigliato di denunciarne lo smarrimento (!), termina dicendosi disponibile a qualsiasi altro chiarimento e per questo lascia un recapito telefonico ai carabinieri che per ogni evenienza potranno finalmente rintracciarlo con facilità: perché quello è proprio il telefono che usa lui e soltanto lui. Niente di meglio … è lo stesso adoperato per fare altre truffe identiche alle altre.
P.S.: i carabinieri dell’isola, nonostante i consigli dispensati da più voci istituzionali sulle cautele da adoperare in internet, continuano a ricevere denunce di questo genere (soprattutto per case fantasma in affitto) e per questo, ribadendo la propria natura di forza di polizia di prevenzione, prima che di repressione (il miglior risultato che si possa ottenere su un reato è quello di evitare che esso accada…) rammentano che le cautele più importanti che possono aiutare a non restare impigliati nella rete sono reperibili sul sito istituzionale dell’Arma www.carabinieri.it