Nell'ultimo articolo "Perdiamo ogni volta che..." della sua rubrica "Il Sabato del Villaggio", lo scorso 8 Marzo Francesca, mostrando per la prima volta il lato triste delle sue osservazioni, aveva descritto gli effetti deludenti di una comunicazione poco coinvolgente tra istituzioni e ragazzi che avevano trasformato una giornata di confronto in un' occasione persa. Riceviamo oggi la risposta di Domenico Biliotta, responsabile del Progetto Scuola della Fondazione dedicata al magistrato Antonio Caponnetto, nata nel 2003, in seguito alla scomparsa del suo ispiritatore e che, secondo i suoi insegnamenti e le sue indicazioni, si occupa "di diffondere la cultura della legalità come strumento fondamentale per costruire e disseminare ideali di giustizia, solidarietà e verità".
Gentile Elbareport e gentile Francesca Campagna,
la Fondazione Caponnetto vi ringrazia innanzitutto dell'attenzione riservata all'incontro di venerdì 7 marzo a Portoferraio nell'ambito del progetto "I giovani sentinelle della legalità", progetto che intende promuovere il protagonismo di ragazzi e ragazze in modo da formarli alla cittadinanza attiva e responsabile.
Il progetto si connota per il suo essere un percorso di formazione e come tale ha una pluralità di passaggi e richiede l'intervento e il contributo di più soggetti.
A Portoferraio abbiamo fatto un primo incontro in novembre, nel corso del quale abbiamo presentato la Fondazione e la sua attività, abbiamo parlato di mafia e dell'azione di Antonino Caponnetto, sia quella professionale con l'istruzione del maxi processo sia quella volontaria, negli ultimi dieci anni della sua vita, dopo i terribili attentati di Capaci e di via D'Amelio.
Vi è stato un secondo appuntamento di approfondimento, cui è intervenuto Renato Scalia, ex Ispettore della DIA e membro della Fondazione oltre che autore del Rapporto sulle infiltrazioni mafiose in Toscana. Quello di venerdì era la terza occasione in cui incontravamo i giovani elbani.
L'architettura del progetto prevede che si giunga all'incontro con le istituzioni locali, con chi governa la cosa pubblica a livello cittadino, con la consapevolezza dei problemi nel territorio in cui viviamo; con la scelta di uno solo di essi, scelta che è già essa stessa, nell'atto di compierla, una forma di esercizio alla democrazia fra pari; con lo studio, l'approfondimento della questione, con l'elaborazione della proposta, la sua articolazione, esposizione e illustrazione. Nell'elencazione di tutti questi passaggi non si scorge l'enorme lavoro che fanno ragazzi e ragazze, né si intravede il prezioso contributo dei docenti.
Il secondo passaggio è quello del confronto con chi governa la cosa pubblica a livello locale. Sin dai suoi esordi abbiamo costantemente sottolineato che questa occasione è cruciale in un duplice senso: ragazzi e ragazze fanno esperienza di cosa vuol dire confrontarsi con gli amministratori locali - aggiungiamo che visitano, non raramente per la prima volta, i luoghi dove si governa la propria città, in altre parole fanno esperienza delle difficoltà del confronto, perché non c'è sufficiente conoscenza di come funzionano le istituzioni; ma, soprattutto "è l'altro corno del problema" fanno esperienza spesso delle difficoltà degli amministratori a confrontarsi con i propri cittadini. Si badi che tale incapacità non è quella individuale di chi è scarsamente istruito o competente, ma quella generale di una mancanza di cultura amministrativa e democratica, propria della cultura politica del nostro Paese.
Non è il caso di Portoferraio, dove abbiamo incontrato sindaco e assessori attenti e disponibili, preparati e impegnati che hanno, con molta accortezza, fatto osservare ai giovani quanta intolleranza si nascondesse in quel voler cancellare la roulotte dei Rom. Intolleranza che non proviene certamente dalla scuola che frequentano, ma che più probabilmente è residuo di discorsi e chiacchiere ascoltati fuori dalla scuola.
A questo stadio del progetto si è tenuto l'incontro di Portoferraio e, forse, una scarsa conoscenza dei meccanismi del progetto ha generato equivoci.
Scrive Francesca Campagna:
«Non importa lo strumento e forse non è neanche così importante l'argomento che i ragazzi hanno scelto per parlare con gli adulti: è importante che ci abbiano provato, che si siano presi un pomeriggio di soleggiato marzo, per confrontarsi con amministratori, cittadini, insegnanti e famiglie, che ci abbiano creduto.»
e più sotto ancora:
«Perdiamo ogni volta che manchiamo l'appuntamento con il confronto, con il dialogo a cuore aperto che passa obbligatoriamente attraverso l'ascolto e lo scambio di empatia con l'interlocutore. Perdiamo, se nessuno si alza in piedi a dire che è inutile che le risposte ai quesiti arrivino alle 17.30, quando i naturali destinatari di quegli impegni, se ne sono andati in Calata a godere del bel sole.»
facendosi sfuggire, con la sua bella descrizione, due fatti importanti. Il primo: il progetto prevede l'incontro di maggio e la Conferenza finale di ottobre - non è finito dunque - e in questo appuntamento di marzo ci siamo ritrovati per parlare tutti insieme senza pretendere che il confronto finisse lì, ma con l'auspicio che ragazzi e ragazze potessero trarre beneficio dai contributi di amministratori, genitori e cittadini, che sviluppassero quell'attitudine al confronto e alla discussione.
Il secondo, ben più importante, è quello di apprendere la pazienza e la tenacia. La democrazia e l'esercizio della cittadinanza attiva hanno ben più bisogno di un pomeriggio di soleggiato marzo, ma devono essere cura e fatica quotidiana, lavoro continuo per non correre lo stesso rischio di chi manda a memoria il teorema per il compito del giorno dopo, senza che poi ne rimanga traccia nella sua testa.
In tutti gli incontri con i giovani la Fondazione ha ricordato l'umiltà e la tenacia e saremmo per loro un cattivo esempio se dicessimo che tutto è facile e pronto all'uso.
Lamenta, Francesca Campagna, che le risposte sono arrivate tardi, poco prima del calar del sole, giusto quando i ragazzi e le ragazze hanno deciso di andare a godere degli ultimi raggi. Ma siamo giunti a quell'ora perché tutte le scuole che partecipano sono intervenute, hanno avuto lo spazio giusto per articolare le proposte. Inoltre, quando abbiamo preso gli accordi per l'incontro, ci è stata rappresentata la difficoltà di molti ragazzi di tornare a casa con i mezzi pubblici. Probabilmente quei giovani non hanno avuto la possibilità di ascoltare le risposte arrivate tardi, posto che le risposte abbiano un'ora precisa in cui arrivano, e questo aspetto chiama in causa noi adulti che siamo in silenzio dinanzi alle chirurgiche riduzioni di scuole e trasporti, invocate in nome della crisi, che lacerano la nostra democrazia e la nostra convivenza civile.
Proprio per essere un percorso, un cammino comune, un sentiero lungo il quale possono esserci spazi in cui camminare più veloci e altri meno, ostacoli, un percorso lungo il quale occorre avere competenza e pazienza, ricchezza di ingegno e capacità persuasiva, non ci sentiamo di condividere la lettura di Francesca Campagna. Troppa la fretta e l'urgenza di chiudere questo esercizio della democrazia. Su una questione così complessa come gli spazi per i giovani.
Siamo contrari ai monologhi senza confronto di un articolo, ci sarebbe piaciuto ascoltare le osservazioni della signora Campagna o di qualche altro genitore, per dare un suggerimento ai propri figli o ai loro amici, un contributo per il loro progetto, o semplicemente schierarsi. O, ancora più semplicemente, che si offrisse di riportare a casa chi avesse perso i mezzi pubblici per stare fino all'ultimo. Invece anche qui il silenzio e dinanzi a questo silenzio assordante il rimpianto per non aver trovato la formula magica prima di andare in Calata a godere del bel sole.
La Fondazione non desiste, la luce che si è accesa a Portoferraio non la spegniamo, i temi sollevati non saranno riposti in un cassetto, ma sono sempre sul tavolo e il lavoro inaugurato con questi giovani prosegue, oltre maggio e la Conferenza di ottobre, con l'intento di costruire un costume democratico e di partecipazione nuovo.
La democrazia e la libertà sono difficili. Ammoniva, Antonino Caponnetto, i giovani ad essere attenti, a non dare per scontato che libertà e democrazia, beni preziosi, siano dati una volta per tutte, ma che basta, a volte, una propaganda ben accorta per togliercele.
Noi, più modestamente, aggiungiamo che è sufficiente uno sguardo superficiale.
Editore Domenico Bilotta
Responsabile Nazionale Progetto Scuola