In relazione a quanto apparso sulla stampa online locale e su alcuni social media, solo per verità dei fatti, mi sento in dovere di intervenire per chiarire a tutti, indistintamente, quali siano gli eventi che si sono succeduti nel tempo.
- Nel 2000 Scotland Yard sequestra, su richiesta dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze, il materiale ai saccheggiatori inglesi. Quei ladri avevano tentato di mettere all’asta i reperti rubati nelle acque di Capoliveri sotto la voce Santa Lucia Treasure, mentre in realtà si trattava di parte del carico del Polluce.
- Il catalogo dell’asta, asta che non avverrà mai, riporta diversi oggetti (non solo gioielli) di cui la polizia inglese non ha trovato riscontro: la ormai diventata famosa spilla di cui si è parlato in questi giorni è uno di questi.
- Nel 2003 il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale si reca a Londra a ritirare il materiale sequestrato da Scotland Yard nel 2000 ai saccheggiatori inglesi.
- Sull’assenza di alcuni oggetti rispetto al catalogo dell’asta e al materiale consegnato dalla polizia inglese, si possono fare solo ipotesi teoriche, ma nessuna, e rimarco nessuna, può avere un fondamento certo.
- La successiva consegna alla Soprintendenza Beni Archeologici della Toscana da parte dei carabinieri del NTPC è ovviamente accompagnata dagli elenchi dei materiali. Detti elenchi sono naturalmente presenti negli archivi dei soggetti interessati.
- Tutto quanto sopra premesso non c’è assolutamente certezza che la spilla di cui si parla provenga dal carico del Polluce, sebbene lo stile sia quello del tempo. Del resto i ladri di professione, specie i cacciatori di relitti, sono soliti mescolare oggetti di diverse provenienze.
- E’ certo invece, e questo è un dato assolutamente inconfutabile, che tutti i materiali consegnati e analizzati dai restauratori della Soprintendenza recano tracce più o meno evidenti di una lunga permanenza in mare.
Premesso quanto sopra, ritengo che ogni legittimo interrogativo posto finora in essere non possa che essere stato frutto di ignoranza di come si sono realmente svolti i fatti. Certo è che da oggi ogni ulteriore interrogativo diventerebbe una illazione che a questo punto non potrebbe che essere esclusivamente frutto di malafede verso i diversi soggetti che nel tempo, con onestà e dedizione, si sono occupati a vario titolo del Polluce e del suo tesoro.
Tanto vi dovevo.
Ruggero Barbetti
(nella foto: moneta d'oro recuperata dal relitto del Polluce)