Il servizio di reperibilità è la risposta, da tanti attesa, che i veterinari privati dell'isola hanno dato alla comunità elbana in una situazione di scarsa presenza istituzionale. Il nostro presidio veterinario pubblico non è certo a misura di un territorio che vede la coesistenza di moltissimi animali domestici (basti pensare a quanti cani da caccia vivono all'Elba o al numero difficilmente calcolabile dei gatti delle colonie feline) e che durante l'estate vede decuplicare i suoi abitanti.
Tutto ciò è drammaticamente aggravato dalle storiche carenze della nostra povera (di senso di responsabilità, non certo di risorse) isola: in quale altro paese civile il privato cittadino che ha la malasorte di imbattersi in un animale smarrito, abbandonato o ferito ed ha la ancor più malaugurata idea di fare ciò che la sua coscienza (e la legge!) gli impone, si trova poi nella condizione di dover scegliere tra l'adozione forzata del povero animale (anche solo temporanea, in attesa che qualcuno gli tolga l'impiccio) o abbandonarlo al suo destino, dato che non esiste un canile, pubblico o privato, in grado di accoglierlo immediatamente? E le spese di un eventuale intervento chi le paga? La nostra associazione, I Ragazzi del Canile, si presta a titolo di puro volontariato (quindi con tutti i limiti di ordine logistico e di risorse che questo comporta), a collaborare con gli enti pubblici, ma nessuno può pensare che questa specie di "toppa" sia risolutiva. Potenziare il servizio veterinario della ASL è solo il primo fronte su cui si gioca la partita. Partita persa a tavolino se non si attiva al più presto quella catena di servizi che dal momento del ritrovamento arriva all'affidamento del randagio, passando dalla struttura di ricovero. Catena che deve avere i suoi perni all'Elba, perché le dimensioni del problema lo giustificano e perché la questione non tocca solo gli animali (che subiscono l'abbandono ed il randagismo con grande capacità di adattamento), ma la qualità della vita degli abitanti e degli ospiti estivi di quest'isola. Se si vuole parlare di gatti, poi, si apre uno scenario di dimensioni difficili da valutare; le centinaia di colonie elbane sono in larga parte non ufficialmente censite o comunque sono gestite da singoli privati che, con le loro risorse (spesso la pensione) si preoccupano di far sopravvivere le decine di gatti a cui sono affezionati. Troppo spesso ci si imbatte in colonie sovraffollate, animali ammalati, piazzole talvolta sporche e quasi mai attrezzate, con naturale migrazione dei randagi nel territorio circostante. L'unica soluzione civile (perché dei metodi tradizionali dell'avvelenamento, della fucilata o, più creativamente, dell'arco e frecce non si trova traccia nelle leggi in materia) è la sterilizzazione delle gattine. La ASL, che ha un unico operatore, mette a disposizione il servizio di sterilizzazione gratuito su appuntamento: una goccia nel mare delle centinaia di interventi necessari. E allora perché non ricorrere alle convenzioni, previste per legge dove il servizio pubblico non sia in risolutivo, tra le amministrazioni ed i veterinari privati disponibili? L'abbiamo fatto per anni a Rio nell'Elba, attraverso la nostra associazione, con ottimi risultati. Se qualche candidato sindaco o assessore avesse ancora dei dubbi (spesso si sente dire "prima le persone, poi le bestie. Con tutti i problemi che ci sono..." ) provi a domandarsi quanti elbani subiscono la mancanza di risposte istituzionali alle suddette questioni. E poi faccia il conto dei voti; la sensibilità in questo ambito è molto alta: alla chiusura del Canile ex-macelli furono migliaia le persone a sfilare per Portoferraio.
Andrea Tozzi per "I Ragazzi del Canile"