Lo chiameremo Orlando. Un po' perché la legge sulla privacy infligge alle istituzioni pubbliche norme e regolamenti da capogiro e mal di testa. Un po' perché ci piace pensare che un ragazzino disabile, affetto da agenesia del corpo calloso, sia un cavaliere dal sen fuggito e che i suoi insegnanti di sostegno volino ogni mattina sulla luna per riportarne sulla terra l'intelligenza perduta.
Orlando vive con noi da molti anni. Fin quando è stato possibile, la scuola media l'ha tenuto con sé come una madre di qualche tribù ancestrale. Una madre collettiva fatta di alunni che sono passati e ripassati dalle aule affacciate sul mare, fatta di docenti fissi e passeggeri, collaboratori scolastici da romanzi di Ammaniti, educatrici divenute sorelle maggiori. Due braccia grandi e profumate che hanno raccolto Orlando quasi dieci anni fa. L'hanno curato e cresciuto, visto alzare e migliorare.
La scuola però non è per sempre per nessuno e quest'anno che si chiude è l'ultimo. Orlando, ormai maggiorenne, lascerà le scuole medie per essere accolto al Centro Diurno Casa del Duca. Salterà, ci stringerà e nessuno saprà mai se quegli abbracci saranno stati di chi sapeva che erano gli ultimi. Di chi, ragazzo, diventerà uomo adulto.
La scorsa settimana la classe di Orlando lo ha accompagnato a fare visita al centro di San Giovanni. Per l'occasione i ragazzi hanno organizzato un piccolo concerto: cinque pezzi rock suonati con chitarre e bassi elettrici, batteria, cori e cantanti. Siamo partiti con il pulmino carico come i furgoni Volkswagen: casse, mixer, amplificatori, microfoni e aste. Una mega band in tour per i disabili dell'isola d'Elba. Due batteristi, cinque chitarristi, bassista, tre flautisti, cori e voci femminili. Orlando alle percussioni. Il concerto è andato bene. L'accoglienza straordinaria. Gli alunni hanno fatto un'esperienza che dovrebbe essere obbligatoria per tutte le classi e per tutti i cittadini del mondo: donare agli altri qualcosa di sé. I ragazzi del centro sembravano contenti, gli educatori entusiasti. Orlando però non ha suonato. L'emozione, il palcoscenico, chissà... E' rimasto con i bonghi in mano, affianco al batterista, gli occhi che passavano dai compagni di classe a quelli che saranno i nuovi.
L'esperienza italiana ha sviluppato, almeno per quanto riguarda la legislazione repubblicana, un patrimonio civile di integrazione e uguaglianza dei cittadini straordinario. Dal 1971 (118/71, art. 28) al 2009, passando per le tappe fondamentali della legge n.517 del '77 e della sentenza della Corte Costituzionale n. 215/87, lo stato italiano ha costruito un'architettura legislativa all'avanguardia in materia di disabilità e obbligo scolastico. Rifiutando le scuole speciali e inserendo qualsiasi tipologia di disabilità all'interno del contesto scolastico si è voluto affermare il principio di uguaglianza e di non esclusione. Dire che, in ogni caso, qualsiasi siano le condizioni psico-fisiche degli individui, essi fanno parte della comunità ed, in quanto tali, dividono e partecipano ai processi formativi ed educativi della società nel suo complesso.
Qui non c'è lo spazio né l'intenzione per raccontare come le distanze tra i principi generali e i fatti concreti siano, molto spesso, separati da una distanza fatta di fondi e soldi tagliati, personale ridotto e sottodimensionato, strutture inadeguate e poveri mezzi.
Oggi voglio chiudere quest'articolo, e la mia parte di rubrica sulla scuola, dedicando un saluto al nostro Orlando.
Perché tu possa continuare a tagliare tronchi nella foresta.
A correre nudo sulla spiaggia con il tuo cavallo sulla spalla.
In ogni sorte: buon vento.