Le persone di buona volontà fanno la differenza, e la differenza nella qualità della vita si riconosce e si conquista solo grazie a tanto impegno, determinazione, idee molto chiare, talento, collaborazione e, finalmente, una buona “stella”.
A Pianosa sabato 14 giugno, data da ricordare, è stato posto un altro tassello verso il salvataggio e il riscatto di un’isola il cui unico pregio, durante alcuni cupi e lunghi anni, è stato solo quello di essere un’isola tout court, per definizione “isolata” e lontana. In nessun modo erano state tenute di conto considerazioni ambientali, naturali, storiche, architettoniche, archeologiche, agricole. Ogni altra realtà presente era stata sacrificata, schiacciata o allontanata.
Questo sabato, invece, è stata inaugurata una mostra dal titolo “Pianosa. Nascita di Un’Isola”, a cura del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano con la collaborazione dell’Università di Siena. L’inaugurazione ha trovato presenti insieme pressoché tutte le parti coinvolte nella (RI)nascita di un’isola che merita di rientrare a far parte del nostro arcipelago a pieno titolo. Non deve più rimanere “isolata”.
Il comunicato stampa della mostra recita: “Un’isola di sedimenti candidi, dove si sovrappongono antiche spiagge. Strati cementati con tanti gusci di molluschi che si sono accumulati, impacchettati o sparpagliati disordinatamente dal moto ondoso. Strati compattati che oggimostrano una varietà di conchiglie di organismi tuttora presenti nel mare Tirreno, o scomparsi per estinzione, o ritirati nei caldi mari africani.”
Figurativamente oggi l’isola è ancora caratterizzata da strati, che si sovrappongono ad altre situazioni, a diverse competenze, esempi di vita che si compattano per mostrare una nuova varietà di esperienze compatibili e complementari. Questa complessità che caratterizza Pianosa è risultata così evidente durante l’inaugurazione che in alcuni momenti si è arrivati alla commozione, perché il ruolo dei “pianosini”, oltretutto, è stato rilevante. Gli interpreti della realtà dell’isola sono complessi e vari quanto complessi e vari sono i suoi aspetti, ma sabato c’erano tutti, e insieme: il PNAT, l’Amministrazione Penitenziaria, la Soprintendenza ai Beni Artistici e Archeologici, l’Università, il Corpo Forestale, la Guardia di Finanza, la Guardia Costiera, le guide ambientali … Con le autorità, grande attenzione ha ricevuto il nuovo assessore del Comune di Campo, la cui disponibilità e apertura ha sollevato domande e curiosità. È inoltre pianosino il protagonista degli scavi paleontologici, erano pianosini i delegati dell’Associazione per la Difesa di Pianosa, una grande famiglia.
Uno scambio veloce di prodotti agricoli locali, sul molo, al momento dell’imbarco, segno inequivocabile di “vita” che (RI)nasce, aggiunge presupposti ancora ulteriori. Pianosa per anni è stata la Cenerentola dell’Arcipelago, difficile da raggiungere, impossibile di aiutare, complicata da gestire. Forse, ad aiutarla a riprendersi il ruolo che le spetta, ci penserà perfino Augusto Imperatore: imminente non è solo il Bimillenario dell’Imperatore romano, ma anche di Agrippa Postumo, sfortunato nipote acquisito di Augusto e designato come erede insieme a Tiberio, di cui rimangono i Bagni, vera dependance a mare di lusso di una villa al centro dell’isola.
Adesso non resta che attendere che tutte queste esperienze, sotto così tanti punti di vista, facciano il loro corso. Ogni tanto capita che qualcuno chieda: ma cosa si fa tutto il giorno a Pianosa? Una risposta che merita, di nuovo, complesse e molteplici interpretazioni, tanto ricche quanto ricca e generosa è quest’isola.
Cecilia Pacini