Un Napoleone declassato quello esiliato all'Elba, dopo aver perso il suo grande potere imperiale col trattato di Fontainebleau? Pare ovvio, e in qualche modo arrivano conferme da una sua lettera portazzurrina.
Relegato nel suo piccolo regno nell'Arcipelago, il generale registrò man mano anche una certa crisi di autorità nei confronti dei militari ed aveva pure difficoltà economiche. Ma riuscì a unire l'isola sotto un'unica bandiera e a domare la popolazione ribelle capoliverese, che poi pagò le tasse imposte dal nuovo re, con gli interessi.
Impressioni e notizie emerse nell'incontro di domenica al Comune di Porto Azzurro, meeting gestito dal sindaco Luca Simoni, riguardante la storia del còrso partendo da una sua comunicazione autografa. Il primo cittadino ha fatto intervenire, nell'ambito delle celebrazioni del Bicentenario, le dottoresse Dianora Citi e Gloria Peria, rispettivamente storica, impegnata in Rai e al Senato, e la responsabile della Gestione degli Archivi storici comunali dell'isola d'Elba autrice di LElba sè desta e altri testi. L'occasione dell'evento è stata la presentazione di una lettera autentica, firmata nel 7 settembre 1814, con la sua sigla Nap, con la quale annullava un ordine che aveva in precedenza impartito.
Davanti ad un attento pubblico, presente anche l'architetto Leonello Balestrini, curatore delle scenografie per le mostre dedicate al Bonaparte, il primo cittadino ha rivelato che il quadretto, che contiene la storica lettera, è da molti anni appeso al muro della stanza riservata al sindaco, ma non era stata posta particolare attenzione al documento. In effetti noi elbani dobbiamo fare molto di più per sfruttare questo patrimonio storico, legato alla presenza dell'imperatore sulla nostra isola. Questo senza avere il culto esagerato del personaggio, che in ogni caso ha scritto pagine di storia notevoli, nel bene o nel male. Peria ha fatto un'accurata ricerca d'archivio scoprendo che quella lettera firmata da Napoleone, fu consegnata al sindaco Moraccini 100 anni fa. Era servita ad annullare una disposizione che aveva dato al governatore dell'isola Drouot, concernente la pena severa da infliggere a militari ribelli. Tale lettera fu appunto affidata a Porto Azzurro, allora Portolongone, da Mario Foresi quando ci fu il centenario dalla presenza elbana del generale. Quindi le due esperte si sono alternate per fornire dettagli storici. Esistono 32 volumi che raccolgo le lettere del generale francese, ora la Fondazione napoleonica sta per ristamparle. Sono sparse nel mondo in vari istituti o collezioni private e saranno circa 40 mila, di cui oltre 200 lettere scritte all'Elba. Da quella presentata stasera - ha detto Citi- si capisce che Napoleone evitava di inasprire una situazione tesa esistente nel suo governo dell'Elba, infatti dei militari, in varie parti del territorio, si ribellavano e in altra lettera chiese ai suoi funzionari di bilancio, di attribuire le spese sostenute della madre Letizia e della sorella Paolina, alle stesse, rivelando proprie difficoltà di budget. Ma dai suoi scritti è evidente anche un grande amore per l'isola e gli isolani. Un Napoleone probabilmente in declino, più umano, che aveva creato in qualche modo il Comune unico sull'isola, essendo regnante, cosa non riuscita oggi agli elbani democratici col referendum. Bonaparte invece con l'unità isolana eliminò varie divisioni politiche e le dominazioni che esistevano prima del suo arrivo e creò crescente benessere, regole e progresso. Però non erano tutte rose e fiori per il còrso, e nel lasciare l'isola tentò il noto colpo di coda dei 100 giorni, per la riconquista del potere, finito piuttosto male. Lo attendeva Sant'Elena per l'ultimo esilio, questa volta un'isola ben lontana dall'Europa, dove morì nel 1821, e nel suo testamento lasciò anche denari per alcuni fedeli elbani.