Giovedì 24 luglio il calendario degli eventi estivi di Capoliveri prosegue con un interessante appuntamento con la letteratura contemporanea. Nella piazzetta anfiteatro La Vantina, alle ore 21.30 sarà presentato il romanzo fresco di stampa di Patricia Mazy "La madre che non ho avuto". L'autrice, Patricia Mazy, nata in Belgio, ha esercitato la professione di avvocato, poi ha preferito cambiare vita. Dopo aver navigato nel Mediterraneo, vive ora all’isola d’Elba. Il suo primo romanzo ‘Mirabelle, cane marinaio’, ha ottenuto ottime recensioni dalla stampa.
La storia
Il giorno del suo sedicesimo compleanno, Juliette mette al mondo la figlia che lei non sarà capace di amare per tutta la vita.
Troppo giovane e troppo egoista, rifiuterà di occuparsi di questa bambina che diverrà misantropa, selvaggia e amica soltanto degli animali e della natura.
Questa mancanza di amore condizionerà tutta la vita sentimentale dell’adolescente, poi dell’adulta che fuggirà di fronte a qualunque forma di relazione umana e stroncherà, aiutata dal destino, un amore appena nato in Irlanda.
Soltanto dopo la morte di sua madre, riuscirà in fine a instaurare un rapporto affettivo profondo, prima nei sogni e poi nella vita di tutti i giorni, mettendo da parte il rancore e lasciando spazio al perdono. Scoprirà così un altro orizzonte, l’aldilà che le farà conoscere il vero senso della vita. Da quel mondo, la madre farà alla figlia il più bel dono, la certezza di non essere più sola, di essere amata e di saper amare senza rimorsi e senza paura.
Estratto dal libro:
«Non conoscevo nulla dei rapporti armoniosi tra madre e figlia. Avevo soltanto conosciuto una donna, un po’ più vecchia di me, che per tutta la sua vita era stata come me, incapace di capire la natura del nostro rapporto. La sua morte, stranamente, aveva lasciato in me soltanto una rabbia sorda e un dolore più profondo di quanto avrei creduto e non immaginavo, neanche per un istante, che lei potesse trasformarsi come invece, da un po’ di tempo, accadeva nei miei sogni…
A furia di incontri e di discorsi, il più delle volte più simbolici che concreti, mi arresi all’amore che emanava dalla sua presenza ormai quasi sempre invisibile. Mi rendeva centuplicato tutto ciò che era stata incapace di darmi da viva … La paura di essere rifiutata, ferita, incompresa, non esisteva più. Solo una felicità segreta, ancorata nella convinzione dell’eternità, restava, pronta a risorgere in caso di necessità, per smorzare le mie pene. Ogni mia amarezza, tristezza, collera provate per tanti anni di sofferenza per non aver avuto la madre che avrei desiderato, poco a poco sparirono…
Ero pronta a vivere pienamente ciò che mi era offerto e il rischio di amare non esisteva più. Mia madre aveva infuso in me un sentimento di una forza incredibile. Mi sentivo ormai invincibile.»
Il libro è stato tradotto dal francese da Alessandra Bonino Salino.