A metà luglio Andrea Gori (Sommelier, oste, giornalista per Business People, scrittore, organizzatore di eventi e blogger è tra le venti figure al mondo più influenti sul web per quanto riguarda il vino) e Chiara Giovoni (scrive di vino per Swide.com e Doctor Wine) sono venuti all’Elba invitati da Elbataste, hanno visitato alcune vigne e alcune cantine e approfondito la conoscenza dei vini elbani, questo è l’articolo che Andrea ha scritto per l’autorevole “Intravino”:
Cosa bere sull’Isola d’Elba, il gigante addormentato. Cinque produttori di vino e molti assaggi
Immaginate un Alto Adige circondato dall’acqua, cinquemila ettari di viti piantate su centinaia di km di terrazze, pochi alberi qua e là e un viavai continuo di navi cariche di mosto, di uva e di vini spediti in ogni dove. Benvenuti all’isola Elba negli anni ’30, un piccolo paradiso imprenditoriale agricolo che integrava così l’attività estrattiva e mineraria ormai in declino, dove i 147 km di coste delimitavano una potenza produttiva vinicola qualitativa, che sulla cartina della Toscana di allora aveva pari solo nel Chianti e in parte a Montalcino (soprattutto per il moscadello però) tant’è che pure Antinori investe e pianta viti qui sopra.
Procanico, sangioveto, biancone, chasselas, aleatico, moscato. Poi la fillossera, il business del turismo dal dopoguerra in avanti, i costi di produzione dell’uva che diventano più competitivi in continente e la qualità che si alza inesorabile tagliano fuori l’isola dai rifornimenti di uva e mosto italiano ed europeo. Il vino elbano diviene sinonimo di vino per turisti, passabile, dalla vita brevissima, bassi prezzi e poche soddisfazioni con poco senso del terroir per via di alterazioni e sofisticazioni. Un lungo tunnel fino agli anni ’80 quando da Milano, come tanti turisti, Marcello Fioretti prende alcuni terreni ex-agricoli e li trasforma in un bellissimo vigneto con Acquabona. L’Elba, e i turisti, scoprono che fare vino buono sull’isola si può e il punto di partenza sono quei terreni destinati al grano e altre coltivazioni.
Successivamente si recupera qualche vecchia vigna ormai coperta dai pini e dai rovi: 300 ettari scarsi (ma in leggero e costante aumento) con una qualità media buona senza (ancora) acuti memorabili ma tanta voglia di sperimentare sempre restando sul solco autoctono, principalmente ansonica, vermentino e procanico (i vitigni più usati per l’Elba Bianco) e il sangioveto con alcuni sprazzi di alicante, merlot, cabernet, sagrantino, syrah (tutti arrivati dagli anni ’90 in poi, spesso rinnegati molto presto). E oggi? Ecco di seguito i miei assaggi elbani più recenti effettuati in un fine settimana di luglio grazie alla collaborazione dell’Associazione Elba Taste.
1. Antonio Arrighi: 9 ettari (di cui 6 vitati) alle spalle di Porto Azzurro con vigneti vecchi e nuovi, grande dinamismo e voglia di sperimentare con idee a metà tra tradizione e recupero di coltivazioni vecchie (biancone) e nuove (sagrantino). Selezione massale da vecchie vigne e nuovi impianti sempre più in quota. Il proprietario è il delegato AIS locale che organizza ogni anno ElbaAleatico in aprile.
Antonio Arrighi Elba Bianco 2013 Ilaugiù (ansonica biancone e procanico). Si presenta floreale, iodato e croccante, con bocca sapida fresca e dal finale fruttato, piacevolmente marino. 84
Antonio Arrighi Eraora 2013 (Incrocio Manzoni e chardonnay). Ha vaniglia e tostato, pesca gialla e ginestra, sambuco e lime; bocca agile e abbastanza fresca nonostante il legno molto presente. 82
Antonio Arrighi Centopercento Elba Rosso 2013 (sangiovese e tempranillo). Naso di sottobosco e menta, oliva e tabacco, ribes rosso e more; in bocca ha gusto e sostanza, profumatissimo di macchia e mare, perfetto su stoccafisso all’elbana. 86
Antonio Arrighi TreEsse Igt Toscana 2011. Due anni di terracotta e barrique: more e mirtillo, macchia, alloro e mirto, cannella e incenso; bocca piacevole con tannino del sagrantino che si ambienta bene e dona nerbo al syrah senza appesantire il sorso, sangiovese che anima il palato, vino fruttato fresco e diretto ma con persistenza da vino superiore. 87
Antonio Arrighi Aleatico Passito 2013. Incantevole e primigenio, fresco e arioso: fragole lamponi e ciliegie, alloro e resina; bocca di ginepro, menta, finale elegante e lunghissimo con tannino che bilancia alcol e zucchero (160 gr/lt) in maniera perfetta. Ideale su formaggi e panficato. 90
Antonio Arrighi Viogner V.I.P. 2013 (100% in purezza). Albicocca resine e menta al naso; bocca sapida e carnosa, finale con polpa resina e miele ma con una persistenza notevole. 86
2. La Fazenda: 5 ettari e mezzo più due che saranno piantati presto, 20 mila bottiglie, tenuta che ha rilevato vigneti risalenti agli anni ’60 poi abbandonati. Di proprietà di una famiglia milanese.
La Fazenda Dressel Elba Bianco 2013 (procanico malvasia vermentino). Naso piacevole e diretto, floreale e bianco, finale amarognolo. 81
La Fazenda Lukumone Vermentino 2013. Salvia e gesso, minerale e schietto, sapido e di pesca bianca. 83
La Fazenda Blumo Ansonica 2013. Arancio e fiori, ginestra e pesca, molto solare e mediterraneo; bocca piacevole e con finale stuzzicante. 85
La Fazenda Dragut Elba Rosato 2013. Il vino del pirata omonimo, sangiovese accattivante piacevole e delicato, fragole e lamponi, arancio rosso e pompelmo; bocca equilibrata e croccante, un piccolo prodigio rosé dell’isola. 87
La Fazenda Elba Rosso 2012 (sangiovese merlot syrah cabernet acciaio e barrique). Dolce e sfaccettato: pepe e amarena, vaniglia e cannella, chiusura un po’ fuori tono con pomposità e poca freschezza. 81
La Fazenda Moscato Passito Elba 2012. Tipico e intenso, molto dolce e fruttato, arioso e allegro. 86
La Fazenda Aleatico Passito dell’Elba 2012. Amarena, ribes e floreale, rosa e fichi secchi, miele di castagno; bocca fresca e diretta, genuina e saporita. 87
3. Sapereta: azienda di 15 ettari della famiglia Sapere, attiva già ai primi del secolo come testimoniano bottiglie e cimeli del piccolo museo in azienda. Vigne vecchie e nuove, sempre alla ricerca di nuovi impianti qualitativamente interessanti in diverse zone dell’isola.
Sapereta Le Stipe 2013 (80% procanico e 20% vermentino). Gradevole e fragrante, finale piacevole di pesca, salvia piccante e vena marina. 83
Sapereta Vermentino Elba 2013. Agrumi, lime e pompelmo rosa, pepe bianco, lieve fumé; bocca sassosa e piacevole, croccante. 85
Sapereta Ansonica 2013. Agrumi e menta, bocca rotonda piacevole e solare, gesso e tamerici. Bel finale. 86
Sapereta Elba Rosso 2012 Pontecchio (sangiovese 95% alicante 5%). Croccante e intenso, fresco: lamponi e ciliegie, fragole e tabacco leggero, finale piacevole e fresco. 84
Sapereta 2010 Igt Toscana (sangioveto vecchio clone in purezza). Naso carnoso e speziato, bocca piacevole e sapida , notevole per struttura e profondità di gusto. 87
Sapereta Elba Ansonica Passito dell’Elba 2012. Resina miele e corbezzolo al naso; bocca piacevole e di agrumi canditi, finale ricco e dolce, senza esagerare. 84
Sapereta Aleatico dell’Elba Passito 2013. Lamponi e ribes, amarena, ricco floreale e balsamico; bocca diretta, con tannino che equilibra e spinge, e bella freschezza. 88
Sapereta Elba Rosato VignaTea 2013 (sangiovese e aleatico). Naso di ciliegie e more, sandalo e cannella, gessoso e piacevolissimo. 84
4. La Galea: siamo a Marina di Campo vicino all’aeroporto. Micro cantina destinata alla vinificazione di 1 ettaro coltivato per un terzo con aleatico e per il resto con uva bianca, procanico e vermentino, che viene venduta.
Aleatico Passito La Galea 2012 di Giuliano Grazzini. Tredici gradi di piacevolezza in punta di lingua, carnoso e struggente: amarena, fiori, lavanda, grande bocca e persistenza profonda. 91
5. Cantina Mazzarri: dall’800 una famiglia che ha visto tutte le epoche della viticoltura elbana, gestisce un campeggio e un agriturismo, vari vigneti in posizioni molto interessanti sul versante di Lacona, zona ferrosa con vini dal profilo spiccato. Cantina piccola e artigianale ma in grado di dare sensazioni molto positive.
Mazzarri Elba Bianco 2013 (procanico, riminese aka vermentino e moscato). Sapido e gessoso, agrumato leggero, bocca distinta e piacevolissima, corpo e struttura. 85
Mazzarri Elba Rosso Vignavecchia 2012 (da botte, sangiovese di 60 anni e alicante bouchet). Cru aziendale: ricco ma delicato, pepe e spezie, amarena, mirto e resine, sapido e intrigante, bel finale mediterraneo e mentolato. 88+
Mazzarri VignaNuova 2012 Elba Rosso (sangiovese e poco cabernet franc). Naso di ciliegie e peperone, bocca piacevole, metallica e ferrosa, timo e lamponi. 85
Mazzarri Elba Bianco Passito 2012 (procanico e riminese). Un particolare passito secco ma con alcol e sostanza che ricorda Sherry o Marsala: nocelle resine e fiori gialli, pesca e menta, unico e stuzzicante. 87
Mazzarri Elba Bianco Passito 2013 (procanico e riminese). Albicocca, ginger, pesca sciroppata e ginestra, ricco e sapido, bell’equilibrio. 87
Mazzarri Aleatico Passito 2012. Fico e mandorle, mirtillo e more, finale ampio con rosmarino e resina, piacevolissimo e croccante. 90
Il cavallo su cui puntare è abbastanza chiaramente l’aleatico, che ha buone potenzialità in rosato (ma poco sfruttato) e un presente di vini meravigliosi già oggi in versione passita naturale. Interessanti anche gli altri passiti da moscato e ansonica, ma sul mercato hanno già qualche rivale importante. I bianchi (in percentuale le uve nettamente più presenti) sono su livelli buoni e competitivi ma i rossi sono in crescita e in via di definizione stilistica.
Di certo quei pochi rossi da vigne vecchie in collina e terrazze, contro la stragrande maggioranza di viti in pianura, dimostrano che il potenziale, se si hanno mezzi voglia e coraggio di recuperare alcuni terrazzamenti, è davvero elevato. Sarebbe un peccato che i produttori elbani non se ne rendessero conto.
Oggi non si può più fare vino per venderlo solo ai turisti che passano: i loro gusti sono mutevoli, pronti ad innamorarsi del primo brand di moda, che sull’isola balla solo lo spazio di un’estate.