(Dal Monitore d’ Etruria del 5 agosto 1814)
PORTOFERRAIO ( Dal nostro inviato speciale ) - Nel tardo pomeriggio del 2 Agosto ha gettato l’ancora nella rada di Portoferraio la corvetta inglese Grasshopper sulla quale era imbarcata la Signora Maria Letizia Ramolino Bonaparte.L’ Imperatore trovandosi alla Madonna del Monte si è precipitato alla Marina di Marciana, riuscendo nonostante il mare in tempesta, a giungere a Portoferraio per accogliere la Madame Mère al suo sbarco alla darsena della Porta a Mare. Il vostro cronista è stato testimone dell’avvenimento e può dire come sia stato profondamente colpito dalla devozione e dalla commozione con il quale - colui che fino a poco tempo fa è stato per lunghi anni , nel bene e nel male , il più potente uomo d’Europa; l’ indiscusso rottamatore dei “ Vecchi Regimi”; il “ self made men” che aveva fatto sognare a tanti giovani, vite meno oscure ed insignificanti-, ha accolto la propria madre. La Signora ha già preso possesso della dimora a Lei destinata in Casa Vantini in cima a via Ferrandini e, come già previsto dal vostro cronista, la Signorina Rosa Mellini, figlia del Cav. Ing. Giacomo Mellini, Capo Battaglione del Genio Militare, è stata nominata Dama di Lettura della Madame Mère. Una scelta guidata dai modi gentili della Signorina, educata a Parigi e perfettamente padrona sia del francese che dell’italiano. Una caratteristica preziosa dato che, come noto, la Madama Mère non ha mai voluto imparare la lingua francese e si esprime sempre in italiano o nel dialetto corso, così vicino all’antico idioma toscano. La Signora pur avendo raggiunto i 64 anni, appare ancora di figura imponente e di modi determinati, ricordando la giovane corsa- appartenente ad una delle più rappresentative famiglie di Ajaccio di antica nobiltà italiana - , che aveva attivamente partecipato ai moti indipendentisti di Pasquale Paoli, ivi compreso si dice la conquista di Capraia, fino al 1793, quando con l’ avvento del Regno Anglo-Corso e le mutate condizioni politiche, si ruppero i rapporti con gli indipendentisti e fu costretta a fuggire con tutti i Buonaparte in terra di Francia e seguire così il figlio nella sua folgorante ascesa , fino al suo declino.
Beta de Latorre
Aggiornamenti
Nel salone di Casa Vantini, al n. 12 di via Ferrandini, è ancora presente la lapide che ricorda il soggiorno di Letizia Ramolino Bonaparte, posta nell’Ottocento da Giorgio Manganaro. Dopo Waterloo, Rosa Mellini seguì la Madame Merè a Roma e, in segno di riconoscenza, quando nel giugno del 1825 Paolina Bonaparte morì a Firenze - la città che con San Miniato e Sarzana, segna le origini dei Buonaparte-, lasciò alla “ Signora Rosa Mellini “uno “ shall” e un piccolo “ bijou”. Rosa assistì la Madame Mere fino alla morte avvenuta il 2 febbraio del 1836 nel seicentesco Palazzo Bonaparte di Piazza Venezia. Nel palazzo è ancora possibile visitare l’appartamento abitato dalla Madre di Napoleone e la loggetta in angolo con via del Corso, nella quale Lei amava stare e, ormai cieca, farsi dire da Rosa Mellini i personaggi e le carrozze che passavano nella piazza. «Che ffa la madre de quer gran colosso/che ppotava li Re co la serecchia? Campa de cunzumè, nun butta un grosso, dice ui e nepà, sputa e sse specchia. Sta ssopr'a un canapè, povera vecchia impreciuttita lì ppeggio d'un osso; e ha ppiù carne sto gatto in d'un'orecchia che ttutta quella che lei porta addosso». Scrive impietosamente il Belli nel 1835. A Rosa Mellini, L.Damiani ha dedicato una ampia biografia nel 1921, in occasione del centenario della morte di Napoleone. Più recentemente in un articolo apparso su La Repubblica del 18 dicembre del 2011 dal titolo “Quella finestra su Piazza Venezia e il giallo sulla visita di Bonaparte”, si legge: “ Tra tutte le persone che vennero a far visita [alla madre di Napoleone] va ricordata quella avvolta nel mistero, di cui lasciò notizia Rosa Mellini e riportata dallo storico di Roma Diego Angeli. Si trattava di un uomo che la sera del 5 maggio 1821, il giorno della morte di Napoleone, si presentò a palazzo e chiese di parlare a "Madame Mère" ad ogni costo. Lo sconosciuto le disse: «Nel momento in cui vi parlo Sua Maestà Napoleone è liberato dalle sue pene ed è felice. Altezza, baciate questo crocifisso, il Salvatore del figlio vostro. Fra molti anni lo rivedrete». Lo strano e misterioso visitatore aveva il portamento e la voce proprio di Napoleone Bonaparte, a quanto lasciò scritto Rosa Mellini. Fantasie? La persona svanì nel nulla. Chi era? Mistero! “. Un mistero fra i tanti fioriti attorno alla morte ed ai sosia di Napoleone. Il mistero del “ petit caporal”, al secolo il soldato Robeau del Terzo Reggimento Cavalleggeri nato a Belemeaurt il 19 gennaio 1781 e nella cui scheda anagrafica conservata in Comune appare la dizione : “ Morto a Sant Elena, possedimento inglese, il…[ data cancellata]”.E il mistero ancora più intrigante di Silvio Landò, un francese che dopo Waterloo aprì a Verona una bottega di ottica. Venne ucciso la notte fra il 4 ed il 5 di luglio del 1823 mentre tentava di scavalcare il muro di cinta del parco di Schoenbrunn. Le sue ultime parole furono : “ Mio figlio…mio figlio…il duca di Reiehstadt…il re…”. Chi era lo sconosciuto che il 5 maggio del 1821 andò a fare visita a Madame Mère e di cui Rosa Mellini rileva la somiglianza con Napoleone? Come poteva conoscere la data di morte dell’Imperatore? Era tutto parte di un grande piano segreto, partecipe lo stesso Bonaparte, sviluppato nei corridoi del Congresso di Vienna e che ebbe il suo epilogo quando venne ordinato che il 5 maggio fosse somministrata una dose letale di arsenico al “ confinato” di Sant Elena? Misteri, fantasie e leggende(?). Argomenti per un buon giallo. I dettaglii nell’articolo scritto da Giacomo Roster e pubblicato ne Lo Scoglio n.15 del 1987 (mucchioselvaggio.org), e più recentemente nel libro di Giuseppe Palma, Waterloo, misteri –verità e leggende sull’ultima battaglia di Napoleone, pubblicato nel 2012 dalla casa editrice GDS di Vaprio d’Adda (gdsedizioni.it).
Palazzo Bonaparte dicevamo, si affaccia su Piazza Venezia, fra via del Corso e il Vicolo Doria, in prossimità del palazzo in cui era la sede del Ministero dell’Ambiente dove nel 1996 venne firmato l’atto istitutivo dell’ Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. E a proposito di Doria, buona cosa l’arrivo senza problemi della Concordia a Genova e, pur non condividendo l’epilogo e le flebili voci delle Istituzioni preposte alla salvaguardia del mare e delle terre di Pelagos, “chapeau” alla professionalità ed onestà dei decisori e dei partecipanti all’impresa. Magari ora, è tempo di firmare le nomine del Consiglio Direttivo del PNAT, così che l’Ente possa tornare a svolgere pienamente il suo ruolo istituzionale, e inoltre non guasterebbe rendere operativa la vuota sede di Genova del Segretariato Generale del Santuario Internazionale dei Cetacei.
B.T.