Dove si situa l'Elba rispetto a culture diverse, a modi di vita e schemi mentali vicini e lontani? Me lo chiedo spesso, avendo come metro di paragone da una parte l’esperienza americana, un pizzico di esperienza belga, altre realtà nordiche o anglosassoni, e dall’altra anche mondi asiatici, africani, mediorientali.
L'Elba, lo "Scoglio" visto da lontano e da lontanissimo sembra rientrare, incredibilmente, in tante categorie miste. Il punto è conoscere l'ago della bilancia: l'Elba è più simile al modello dei paesi sviluppati, o al Terzo Mondo?
Prendiamo alcuni esempi tipici. Arrivando all'Elba, qual è l'impressione iniziale? L'Autorità Portuale a Piombino dà un'idea di efficienza, sembra seguire un modello all'americana, industriale, improntato sia al rispetto della normativa, delle regole, con corsie, strisce, sbarre, uniformi, cartellonistica, che dall’abbondanza di fondi.
Dell'aspetto anglosassone manca però la cura dei particolari, l'attenzione al dettaglio, ai pedoni, la mancanza di piante, che in America o in Inghilterra non sono mai messe a caso, né trascurate come le nostre.
Dei paesi del Terzo Mondo ritrovo le tracce sbarcando a Portoferraio. Il porto è caratterizzato da una provvisorietà generale, cartelli 'vari', 'misti', blocchi di cemento appoggiati dove capita, pali un po' storti, sporcizia palese, piante svilite. Insomma, una piccola Beirut che continua nel parcheggio del vicino ospedale cittadino.
Penso poi agli uffici pubblici, all'ospedale, alle banche, bar, luoghi pubblici: curiosamente un elemento accomuna in maniera terzomondista queste realtà: la quantità infinita di cartelli e avvisi, fogli e bigliettini appiccicati a porte e pareti con lo scotch o addirittura .. cerotti. Siamo incapaci di prevedere indicazioni da concretizzare in cartelli stabili, fissi, finali, definitivi. Siamo distratti?!
Dove collocare i nostri musei? Sono simili a un modello americano, europeo, o del Terzo Mondo? Ci piacerebbe assomigliassero, nel migliore stile italiano, per esempio alle “Scuderie del Quirinale” di Roma o agli “Uffizi”di Firenze. Direi che siamo a metà strada, e che fortunatamente le galline non razzolano nei parchi dei nostri musei, come accade nel giardino del Museo Nazionale di Accra, capitale del Ghana.
D’altra parte, la bellezza architettonica del nostro passato illustre e le ricchezze naturalistiche della nostra isola sono potenti ovunque. In questo caso, che dipenda da noi o meno, la nostra peculiarità risalta e non lascia adito a dubbi: l’ago della bilancia fa vincere lo “Scoglio”, che si riscatta e ci difende contro ogni dubbio. Sta a noi però riuscire a conservarla e scegliere quale modello seguire, se uno improntato alla maturità delle scelte responsabili, oppure se lasciar correre, e adagiarsi nell’irresponsabilità dell’approssimazione.
Com’è lo “Scoglio” visto da lontano? Apriamo gli occhi alle molteplici implicazioni e soffermiamoci sugli innumerevoli esempi, guardiamoci intorno: vedremo veramente chi siamo.