Arriva l’autunno, la rubrica del venerdì prende una pausa. Dopo mesi di ininterrotta partecipazione, in cui è stato affrontato il confronto tra l’Elba e il resto del mondo, che ho cercato di interpretare sempre come costruttivo e di stimolo, sono arrivata a un momento di riflessione. Penso infatti che l’isola si trovi a un bivio, in una situazione transitoria, in bilico tra un passato tradizionale a cui siamo tutti abituati e un futuro incerto, che potrebbe andare in diverse e divergenti direzioni. Quale tipo di direzione spetta a noi indicarlo.
Com’è l’Elba vista da lontano? è piccola, sostanzialmente ancora intatta, con un turismo interessante e un’economia solida, poliedrica, ricca di attrattive e tutto sommato misteriosa, ancora da raccontare e da scoprire. Sicuramente è un evento il momento dell’arrivo: non conosco un visitatore che non rimanga stupito dalla sua grandezza; dal suo verde; dalle sue coste…. Ogni turista che arriva è sempre sorpreso. Piacevolmente sorpreso.
Difficile sapere se questa situazione rimarrà nel futuro, quando tutti i Comuni dell’Elba fanno fronte solidale perfino contro il Piano Paesaggistico della Regione Toscana e non prendono in seria considerazione la difficile e altamente competitiva candidatura per diventare patrimonio dell’UNESCO: natura, miniere, storia sono argomenti talmente ricchi che bastano da soli a fornire un fronte d’attacco per il futuro, ma spesso i nostri amministratori sono distratti da emergenze contingenti. Investire milioni per potenziale i nostri porti sembra molto più ovvio e naturale che investire qualche decina o centinaia di migliaia di euro in scuole e cultura.
L’Elba vista da lontano non è nemmeno un puntino nel mare, nemmeno col suo Arcipelago: spesso è assente dalle cartine geografiche dell’Italia, eppure è così tanto più facile al giorno d’oggi chiedere a un interlocutore straniero di focalizzarla. Siamo parte del mondo, non siamo più “isolati” come una volta. Siamo isola globalizzata, apparteniamo al nostro tempo.
L’Elba oggi è però ambivalente: è ancora terra vergine per una grande maggioranza di mesi l’anno. Basta incontrare i rari turisti in giro per l’Arcipelago in questo periodo per rendersi conto che sono degli intrepidi, dei coraggiosi alla scoperta di attrazioni difficili da reperire, dismesse e già mezze archiviate in previsione dell’arrivo dell’inverno. Per loro l’Elba vista da lontano vale la pena di un viaggio anche fuori stagione. Il valore della scoperta, il fascino dell’accoglienza, assume un significato speciale, si ha l’impressione, dialogando con loro, di essere immersi nei tempi pionieristici dei primi turisti.
Infine, dopo tanti viaggi, tante culture incrociate, tanti paragoni che invariabilmente vengono spontanei, l’Elba vista da lontano rimane il riferimento anche e soprattutto per molti elbani che visitano paesi nuovi, ovunque essi vadano. È una specie di metro per confrontare le nostre peculiarità con il resto del mondo, che non sembra mai adeguato, o all’altezza della propria isola. Lo “Scoglio” e la sua insularità sono parte integrante di ogni abitante, ogni pino, ogni cespuglio, ogni spiaggia, ogni corsa di nave e, da poco, ogni volo col continente sono nel DNA di ognuno, imprescindibilmente.
Cecilia Pacini
Ringraziamo Cecilia Pacini per gli articoli, sempre interessanti e stimolanti, che ha scritto in questa lunga, prima collaborazione cadenzata con Elbareport. Contiamo ovviamente di rivederla presto all'opera forse nello sviluppo di una nuova rubrica, dove possa esercitare le sue competenze culturali che i lettori di Elbareport hanno avuto modo di apprezzare, e la sensibilità verso i temi paesaggistici di cui dispone, e di cui questa Isola ha bisogno. Alla prossima Cecilia
Sergio Rossi