Domenica 19 ottobre, migliaia di persone percorrono la strada che da Perugia porta ad Assisi portando con sé un sogno comune: la pace!
A Roma, in contemporanea, Paolo VI sarà proclamato beato. Un papa, un uomo che molto ha lasciato in ambito ecclesiale e planetario. Anche lui si è lasciato guidare dalla profezia della pace. Vale la pena ricordare almeno due scelte in questa direzione. Nel 1968 istituì il Messaggio per la Giornata mondiale della pace che si celebra il primo giorno dell’anno. Una scelta che i vari pontefici hanno mantenuto fino ai giorni nostri. Un segno, piccolo (perché i segni sono piccoli e modesti, altrimenti rischiano di annebbiare la realtà che voglio indicare), importante perché affida l’anno alla pace. L’anno prima, nel giorno di Pasqua, firmò l’enciclica Populorum progressio. Il documento affronta il tema dello sviluppo integrale dell’uomo e cerca di indicare i nodi e le strade per lo sviluppo solidale dell’umanità. Non a caso la terza parte del documento è intitolata “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace” e si apre con queste parole: “Le disuguaglianze economiche, sociali e culturali troppo grandi tra popolo e popolo provocano tensioni e discordie, e mettono in pericolo la pace. (…) Combattere la miseria e lottare conto l’ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita, il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell’umanità” (n.76).
Parole quanto mai valide in questo nostro tempo, sia a livello planetario che locale. Parole che richiamano l’impegno di tutti. Ed è questo l’invito che si rinnova in questo giorno che mette al centro il tema della pace. Un appello che riguarda tutti: “cattolici, cristiani e credenti, uomini di buona volontà, uomini di Stato, uomini di pensiero”.
Nunzio Marotti