Già tre secoli fa , in Europa, Voltaire, uno dei maggiori intellettuali dell’Illuminismo, suggellava con questa celebre frase, il valore della libertà d’espressione:
“Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”.
Nei nostri tempi ipertecnologici e barbarici al contempo, è necessario ricordare tali parole perché esse rappresentano il retaggio culturale e spirituale di un’epoca, quella dei Lumi, costitutiva della nostra civiltà.
Quegli uomini, che formavano l’intellighenzia del tempo, si illudevano, col lievito delle loro idee, di fondare una società “razionale”: la Ragione avrebbe dovuto guidare da allora in poi l’agire umano combattendo le tenebre dell’ignoranza, dell’oscurantismo, della superstizione.
Noi, che veniamo trecento anni dopo, sappiamo che purtroppo non è andata così e che anzi, proprio nel XX° secolo, con la Shoà, nella “civilissima” Europa, l’uomo ha scritto la pagina forse più nera della sua storia, programmando scientificamente lo sterminio di sei milioni di suoi “fratelli”.
Eppure, e proprio per tale motivo, dobbiamo continuare a considerare la fede nella libertà e nella fratellanza non già uno slogan obsoleto ma il valore da perseguire con tenacia nel prossimo futuro contro la minaccia di tutti gli integralismi e nel tentativo di costruire, finalmente, una società multietnica democratica e solidale. I tragici fatti di Parigi ci lasciano sgomenti ma la grandiosa manifestazione di domenica, nella capitale francese, ci dà coraggio: anzi, è da qui che bisogna partire per rifondare un’Europa che non sia soltanto un’entità economica burocratica e divisa, ma un’unità politica e culturale, che consenta ai propri cittadini l’esercizio concreto di quegli ideali illuministici, enunciati nel Settecento ma in gran parte disattesi e contraddetti dalle convulsioni della Storia.
La minaccia di un nuovo medioevo per noi e per le generazioni future non è purtroppo astratto: occorre combatterla con l’esercizio della razionalità, che vuol dire anzitutto più istruzione, più cultura. La scuola può essere un forte antidoto al fanatismo, all’integralismo, all’emarginazione.
Per evitare, come diceva Francisco Goya, che il sonno della ragione generi mostri.
MGC