Nel giorno che ricorre la partenza di Napoleone da Portoferraio per volontà propria, invece deve partire non per volontà propria una famiglia che aveva preso in gestione “IL LIBRAIO”.
Per tutti erano ormai diventate “le ragazze del libraio”, si erano dedicate a questo lavoro con passione, competenza e cortesia, avendo ridato vita ad una attività molto in declino. Da quando avevano cominciato ad occuparsene era cambiato molto sotto a quel vecchio portico, era ricominciata una vita in varie fasi della settimana, pure la domenica era meta di molti incontri di vario genere culturale, che ha spaziato dalla musica alla poesia e naturalmente presentazioni di libri, e poi mostre di fotografia e di quadri.
Insomma ogni volta che passavi di lì, comunque venivi attratto da qualcosa di nuovo da vedere ed ammirare. La cosa meravigliosa che in questi anni ho apprezzato nelle ragazze è stato il fatto che la libreria era forse più animata in inverno che durante la stagione estiva, la domenica, i pomeriggi per i più piccolini, il thé e la cioccolata calda, persino l’angolo dei libri usati. Insomma niente da invidiare alle più note e grandi librerie del continente che però ormai sono catene internazionali. Proprio lo spazio forse era l’unica pecca del luogo, ma ci piaceva così, stare stretti stretti, gomito a gomito creavi immediatamente un bel contatto.
E tutto era organizzato in maniera molto umana e famigliare, dando a chiunque la possibilità di entrare e “partecipare”, non solo per visitare la libreria, lo scopo che noi utenti percepivamo non era solamente finalizzato al puro rapporto venditore-cliente, seppure ti potevi sentire un po’ coccolato e non ti mancava mai un sorriso, ma si capiva che a loro quel lavoro piaceva proprio. Piaceva tanto al punto da sacrificare come ho detto, le domeniche invernali e in questo Portoferraio dove le poche attività commerciali che ancora resistono e comunque restano aperte anche in inverno, la domenica giustamente sono chiuse.
Le ragazze si sono sacrificate dando qualcosa in più al cittadino e cercando di diffondere la cultura che specie in questo momento serve moltissimo per fare ragionare, riflettere e non farsi ubriacare da televisione, videogiochi o altro.
Questa chiusura improvvisa mi riporta alla mente quello che è successo a settembre quando tre archeologhe hanno dovuto altrettanto improvvisamente abbandonare la loro gestione della Villa Romana delle Grotte per motivi che sono stati portati a conoscenza dalla stampa in quel periodo. Strana coincidenza, ancora delle donne volenterose (come se ci fosse ancora bisogno di dimostrarlo) che si erano messe in gioco riuscendo talentuosamente e faticosamente piano piano a raggiungere uno scopo, sono state costrette ad abbandonare.
Che tristezza!
Roberto Borra